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    Ieri

    Gemelli ‘Nervi’, quanti ricordi!

    Da Osservatorio n. 12 – 2002
    RedazioneDa RedazioneGennaio 2, 2016Aggiornato il:Agosto 7, 20253 minuti di lettura
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    Gemelli ‘Nervi’, quanti ricordi! - Osservatorio Fasano
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    A oltre dieci anni dalla scomparsa del fratello gemello Achille, ci ha lasciati anche il novantenne Carlo Schiavone, detto “il Nervo”, ultimo di una delle più popolari coppie di gemelli del nostro paese. Un vero personaggio, Carlo, sicuramente più vivace ed esuberante dello schivo Achille, da noi già ricordato su queste colonne (v. Osservatorio n. 5-1991: «Addio Achille, addio vecchio “brek”!», ndr).

    Quello scritto era stato anche l’occasione per una rapida rivisitazione dei lontani anni Venti e Trenta, quelli della nostra fanciullezza e adolescenza, quando l’automobile era ancora un oggetto molto raro e posseduto da poche famiglie. Era il tempo dei “birrocciai”, delle “sciarrette”, dei “sciaraballi”, dei “sovrammolli”, delle carrozze e infine del “brek”, che per noi fanciulli divenne presto l’oggetto dei sogni, il simbolo dell’evasione, delle gite domenicali al mare e della partenza per la villeggiatura. E il “brek” non tardò ad essere quasi personificato nella figura per noi familiare del “birrocciaio” Giovanni Schiavone detto “il Nervo” (forse perché facilmente irascibile) e dei suoi due figli gemelli appena diciottenni, Carlo e Achille, che avevano “rimesse” e stalle nei pressi della nostra casa, in via Paternò e via Cervi (allora via Greco, detta anche la strada del “Nervo”).

    Ricordavamo l’accesa rivalità dei “Nervi”, quasi fanatici e gelosi del loro mestiere, verso gli altri “birrocciai” concorrenti, guardati con aria di superiorità e spesso qualificati in senso diminutivo come “sciaraballisti”. E infine quelle gite festive con il “brek” a Savelletri, alla Cala Palmieri, a Torre Canne, fino alla partenza più ambita, quella per la villeggiatura. E l’eterno rompicapo che ci accompagnava ad ogni partenza: chi era il giovane “Nervo” che ci sedeva accanto sui posti anteriori del “brek” e col quale ci piaceva conversare: Carlo o Achille? Infatti erano l’uno la perfetta copia dell’altro. L’enigma veniva sciolto ascoltando i suggerimenti dei nostri genitori, che ci consigliavano di usare come metro di riconoscimento la maggiore loquacità di Carlo rispetto ad Achille. E come dimenticare quella loro voce squillante, dal suono quasi metallico e tagliente, e la loro andatura svelta, lievemente oscillante nei movimenti del corpo e delle braccia, quasi un segno della loro grande laboriosità?

    Certo, il tempo delle carrozze e dei cavalli passò velocemente, anche se avevano conosciuto un breve e fugace ritorno negli anni bellici. Ma il dopoguerra trovò pronti anche i gemelli “Nervi” a motorizzarsi, così come avevano fatto tanti ex “birrocciai”, e le stalle diventarono tanti garage.

    Ricordiamo ancora il già anziano e sempre attivo Carlo impegnato personalmente nel servizio postale per la stazione ferroviaria. Intanto aveva avuto la soddisfazione di vedere il figlio Gino creare un’impresa di autotrasporti a Brindisi.

    L’ultimo Carlo, il pensionato, amava trascorrere le sue giornate seduto all’angolo tra via dell’Artigianato e via Roma, davanti alla sua casa: vedeva scorrere tante macchine che si fermavano al vicino semaforo, contento di riconoscere qualche volto amico. Spesso ci siamo fermati a conversare con lui, e nei suoi discorsi riaffioravano vecchi ricordi e figure di un mondo che non c’è più. Anche per te, addio Carlo, addio vecchio “brek”!

    di MARZIO PERRINI

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