DA OSSERVATORIO - GENNAIO 195
Sandrino Rubino in carica dal 1967 al 1973, dal 1975 al 1979, dal 1985 al 1990
I ritratti dei sindaci di Fasano a cura di Secondo Adamo Nardelli pubblicati su Osservatorio e successivamente nel libro "Medaglioni fasanesi"
Sandrino Rubino
FASANO - Ha occupato la scena politica locale con un ruolo primario per 26 anni, 8 mesi e 1 giorno: vice sindaco per 5 anni e 10 mesi; sindaco per 14 anni, 11 mesi e 9 giorni. È stato determinante nella vita politica per circa 36 anni, cioè dal 1954, epoca della sua prima elezione a consigliere comunale (funzione che svolse per 5 anni), al 1990. Si ignora se dopo tale data abbia continuato ad avere influenza nella vita delle nostre istituzioni. Si può affermare, senza ombra di dubbio, che per oltre un terzo del secolo XX il suo nome ha avuto, nel bene e nel male, grande risonanza. Vide la luce nel 1927 a Pezze di Greco, da padre caffettiere e madre levatrice condotta, brava e umanamente disponibile, qualità che le valsero grande rispetto e affetto da migliaia di neonati “ricevuti”, sculacciati e cresciuti, e dai loro familiari. Studi svolti nei licei di Lecce e Martina Franca. Infruttuosa l'escursione ai corsi di laurea, tanto di medicina che di giurisprudenza, sul quale aveva ripiegato per eludere l'obbligo della frequenza, in quanto prescelto da quel formidabile talent-scout che fu l'on. Italo Giulio Caiati, che ravvisò le qualità del giovane dc. Il potente parlamentare provvide senza indugio ad assumerlo nella sua segreteria di via Salandra, prima, e poi presso l'Acquedotto Pugliese, di cui era presidente, non per tenerlo a Bari, ma a Roma, dove, non si sa per quale utile ragione, l'Eaap, con la stessa magnificenza di tanti altri enti periferici, a spese del contribuente, aveva staccato un suo ufficio denominato “Recupero crediti ed espropri”. Così il giovanissimo gladiatore elettorale del “principato” di Pezze di Greco fu schizzato dalla modestia di una popolosa, quanto civilissima frazione, tra i bagliori accecanti della Roma Caput Mundi.
Correva l'anno 1952. Andavano in onda con la Tv le prime trasmissioni sperimentali. Benedetto Croce, Vittorio Emanuele Orlando e la regina Elena di Savoia lasciavano questo mondo. Evita Perón, affascinante moglie del dittatore argentino, moriva di leucemia a soli 30 anni. Anche Giorgio VI d'Inghilterra passava a miglior vita. Il comandante Lauro conquista in quell'anno il Comune di Napoli e apre l'era laurina. Nella capitale, il Nostro, vinto lo stupore iniziale del trapianto ambientale, fa ricorso alla sua capacità di adattamento per collocarsi adeguatamente nel nuovo ambiente e apprendere l'arte del clientelismo, che all'epoca veniva da tutti considerato come la più alta virtù politica: su di esso si incentrava il consenso democratico, ahimè, non spontaneo, ma sollecitato e benvenuto. A Roma, Rubino svolge attività di segreteria elettorale a favore del suo padre putativo, offrendo agli elettori un'assistenza affettuosa in grado di radicare una propensione per il simbolo dello Scudo Crociato e per il suo alfiere più noto, l'onorevole Caiati. Nel 1954, con una lista frazionale denominata “L'Orologio”, contribuisce alla vittoria della Dc sul partito monarchico e all'ingresso sulla scena politica di Florindo Perrini, che siederà sullo scanno di sindaco per circa 9 anni. Tuttavia Sandrino Rubino vi resterà solo per 5 anni, non presentandosi alle elezioni per il secondo quinquennio dell'amministrazione Perrini perché impegnato in altra impresa. Dall'Eaap, ufficio di rappresentanza romana, passa alla Cassa per il Mezzogiorno, dove apprenderà tutte le sue cognizioni in materia di incentivi nel settore degli interventi pubblici. Tanto per cominciare, impegnando le proprie risorse economiche, costruisce un albergo in Torre Canne denominandolo “Hotel del Levante”, intuendo che la risorsa maggiore del nostro territorio era nel turismo balneare. Quando uno dei soci cedette il 50%, anche Rubino fu costretto a vendere la sua quota. Oggi lo stesso albergo, ampliato, ristrutturato e razionalizzato, costituisce una delle più belle perle del nostro territorio.
Rubino torna alla ribalta nel 1967, quando viene eletto sindaco con 14 voti favorevoli, superando per età Pierino Dell'Anno, che ne aveva ricevuti altrettanti. Mantiene la carica dal 22-12-1967 al 17-7-1968, quando il consiglio comunale procede all'autoscioglimento. Le funzioni vengono assunte da un commissario prefettizio sino al 14-12-1968. In quell'anno, sulla scia del “maggio” francese, i movimenti studenteschi ed extraparlamentari imperversavano nel Paese. A Fasano il capo riconosciuto dei “rivoluzionari” era Emanuele Vinci, oggi tranquillo e stimato ricercatore, primario del laboratorio di analisi del nostro Ospedale. Gli studenti lottavano anche per ottenere la riforma dei programmi e degli esami di maturità con la riduzione a quattro materie. Nello stesso periodo chiudevano battente le associazioni universitarie, che in passato producevano allegri casini, per dirla con un termine giovanile, entrato ormai nell'uso corrente anche nelle sagrestie. Alle elezioni del 17 novembre 1968 la Dc conquista 16 seggi, e Sandrino Rubino, che la capeggia, consegue 3.759 voti di preferenza su 7.617 voti di lista, pari al 49,35% dei consensi espressi a favore dello Scudo Crociato. Da quella competizione fu assente il Psi, che, lacerato al suo interno da due fazioni, una facente capo a Cosimo Anglani e l'altra a Lorenzo Gallo, non fu in grado di presentare la sua lista. Riuscì tuttavia ad ottenere un rappresentante in Giovanni De Mattia, che fu folgorato dagli ideali socialisti dopo essere stato eletto nella lista del Msi-Pdium.
Muore a 81 anni il frate santo Padre Pio da Pietrelcina; il cardinale Alfredo Ottaviani, tenace anticomunista, si dimette dalla carica di prefetto della Congregazione del S. Uffizio; Lucia Bosè, celebre attrice, si separa dal marito, il torero Luis Dominguin; Giovanni Spadolini assume la direzione del Corriere della Sera e Alfredo Ronchey quella de La Stampa; Aldo Moro lascia la maggioranza della Dc e Mariano Rumor si dimette da segretario; 17 democristiani, 9 socialisti e 1 repubblicano compongono il governo di centrosinistra presieduto da Rumor; la Corte Costituzionale stabilisce che l'adulterio della donna non è reato; Nixon viene eletto presidente degli Stati Uniti. Il 14 dicembre 1968 nasce la seconda giunta Rubino, un monocolore democristiano composto dagli assessori effettivi Stefano Convertini, Giuseppe Gigante, Umberto Narciso, Filippo Patronelli, e da Ariosto Carrieri e Filippo Cisternino assessori supplenti. Furono cinque anni, si può dire, senza opposizione, in quanto il massimo esponente comunista, Bernardino Turchiarulo, la cui popolarità è desumibile dall'alta percentuale di preferenze conseguite nell'elezione, 3.100 voti su 4.282 di lista, pari al 72,40%, guardava più ai problemi concreti della città che ai conflitti ideologici. Gli era secondo in popolarità il simpatico “Robespierre” Italo Gentile che, con 1.101 voti di preferenza, precedeva gli altri consiglieri comunisti doppiando quello immediatamente seguente. Anche Maria Bianchi in Chieco, meglio nota come “donna Maria”, ebbe un'alta percentuale di suffragi personali rispetto ai voti di lista, 1.612 su 2.286, pari al 70,51%.
Nelle elezioni successive avvenne invece la rottura clamorosa tra i caiatini e i seguaci del nuovo “astro” Giuseppe Zurlo, che rappresentava la sinistra democristiana e con il quale, capeggiati da Peppino Martellotta, si schierarono tutti coloro che si sentivano “oppressi” dalla forza elettorale e dal crescente potere di Rubino. La spaccatura produsse due liste dc: quella di Fasano-centro, con a capo il dott. Vito Vincenzo Pagliarulo, e quella frazionale, denominata “La Campana”, guidata da Rubino, che diede ulteriore misura della sua potenza elettorale conseguendo 12 seggi contro gli 11 dello Scudo Crociato. Un rapido accordo tra Dc, Psi e Psdi portò alla elezione a sindaco del dott. Pagliarulo, lasciando fuori l'altra parte della Democrazia Cristiana, che si astenne dal voto. Tale situazione, però, ebbe breve durata per i permanenti e accresciuti contrasti all'interno della Dc, e si concluse dopo appena un anno con l'autoscioglimento del consiglio e la nomina del commissario prefettizio nella persona del dott. Aldo Ghezzani. Le elezioni del 15 giugno 1975 sancirono il primato di Sandrino Rubino, che ottenne 5.196 voti di preferenza su 8.663 voti di lista, pari al 59,97%, e della Dc, che elesse 20 consiglieri. Rubino fu rieletto sindaco per la terza volta il 3 ottobre di quell'anno, e con una interruzione di circa due mesi, durante i quali, dopo una crisi, si ricorse alla gestione di Domenico Guarini con funzioni di “esploratore” delle possibilità di ricomposizione (per cui gli fu simpaticamente appioppato il nomignolo di “sindaco boy scout”), condusse a termine il mandato il 24 novembre 1979.
Alle successive elezioni non prese parte, in quanto impegnato in incarichi pubblici incompatibili con le funzioni comunali. Ritorna in lizza alle elezioni del 12 maggio 1985 e riassume l'incarico di sindaco per la quinta volta, carica che conserverà sino alla scadenza naturale della legislatura, guidando un esecutivo di centrosinistra (Dc, Psi, Psdi, Pri). Tra le iniziative più importanti della gestione Rubino va ricordata la costruzione del Consorzio per il Centro Agro Alimentare e del Consorzio per il Centro Studi Universitari, anche se, fino ad oggi, non hanno avuto fortuna. Gestì la prima variante al Prg, quella a firma congiunta del prof. Di Bari e dell'ing. Valentini, che non andò in porto perché la Dc, come afferma lo stesso Rubino, con nota a firma del segretario dell'epoca, nel quinquennio 1975-80 partecipò al sindaco che gli organi direttivi scudocrociati si erano espressi per il rinvio dell'approvazione dell'importante strumento urbanistico alla nuova amministrazione. Nel settore degli investimenti patrimoniali si segnalano per importanza gli acquisti dell'ex Palazzo Rosati, dell'ex Palazzo Baliale, dell'area per la costruzione della “Cittadella dello Sport” a Vigna Marina e di un terzo dell'area per la costruzione del Centro Studi Universitari. Furono deliberate le seguenti varianti parziali: Centro Studi Universitari, Centro Biomedico, s.s. 172, completamento autostrada Taranto-Fasano, s.s. 379, Centro Agro Alimentare, nuova zona industriale. Per quanto riguarda le opere pubbliche, si ricordano: il completamento della metanizzazione; la realizzazione del primo lotto della casa di riposo per anziani; numerose opere di edilizia scolastica, quali la costruzione di scuole materne, delle scuole elementari di via Galizia a Fasano e di via Eroi dello Spazio a Pezze di Greco, l'ampliamento della scuola elementare di via Collodi, la realizzazione della scuola media di Pezze di Greco e Montalbano, nonché l'ampliamento di quelle esistenti (“Pascoli” e “Bianco”) e l'istituzione della scuola alberghiera; l'apertura della Biblioteca Comunale; la ristrutturazione e sistemazione della Pretura. Rilevanti anche le opere igienico-sanitarie, come l'avvio, mediante appalto-concessione, della ristrutturazione di reti idrico-fognanti, collettori e opere terminali a Montalbano, Speziale e Torre Canne; la costruzione dell'impianto di depurazione e di quello di sollevamento a Torre Canne. Nel settore sportivo si segnalano l'ampliamento e l'ammodernamento del campo sportivo di Fasano e la costruzione di quelli di Pezze di Greco e Montalbano, nonché l'acquisizione di mutui tramite il credito sportivo per la realizzazione della tensostruttura di via Galizia e della palestra di via Giardinelli. Nel settore dell'agricoltura, durante le amministrazioni Rubino sono state numerose le strade rurali comunali interessate da lavori di sistemazione e bitumazione. Per quanto attiene all'edilizia economica e popolare, espropri e insediamenti sono stati realizzati in via Purgatorio, via Cesaria e via Vecchia Canale, con la relativa sistemazione urbanistica della zona. Anche le principali zone del centro cittadino e di Pezze di Greco sono state interessate da lavori di sistemazione con la posa di chianche e di relativa artistica illuminazione. Su tutto il territorio è stata ampliata e ammodernata la rete elettrica, mentre si è proceduto alla costruzione del nuovo mattatoio (anche questo sfortunato), alla sistemazione della villa comunale e di largo Fogge e al miglioramento del porto di Savelletri.
Quale giudizio si può dare su un personaggio politico che è indubbiamente importante anche per la quantità di consensi elettorali ricevuti, e che in un arco di tempo così lungo sono stati sempre rilevanti? In questa classifica, le punte più alte nel rapporto fra preferenze personali e voti di lista sono state toccate nel secondo mandato sia da Sandrino Rubino, nel 1973, con l'83,43%, che da Florindo Perrini con il 66,14%. Tutti gli altri sindaci, invece, hanno realizzato un rapporto percentuale di gran lunga inferiore. È naturale che il permanere di un alto consenso in tutte le elezioni contiene in sé un giudizio positivo sull'operato amministrativo di chi lo gode. Né è valsa a scalfirlo l'azione dell'intera classe dirigente democristiana, che vedeva in Rubino un occupatore permanente del potere che escludeva chi ambiva a succedergli. Di qui nascono le etichette delle correnti interne alla Dc, che altro scopo non avevano se non quello, altamente legittimo, di aprire la strada alla successione.
Di carattere irascibile, ha amministrato in forma sostanzialmente monocratica, sempre certo che le sue intuizioni erano di tale lapalissiana bontà che dovevano essere necessariamente accettate da tutti. Ciò creava non pochi conflitti, soprattutto con gli alleati (i suoi amici di partito erano votati al silenzio), che sfociavano in manifestazioni irate con battuta del pugno sul tavolo e conclusione rissosa delle riunioni. Non si sa se per resipiscenza o per tecnica raffinata, rimediava senza indugio all'atto di scortesia chiedendo scusa ai destinatari e giustificandosi con una traversia privata che lo aveva reso nervoso. Dotato di grande emotività, peraltro, una volta sospese un discorso alle crocerossine in quanto l'ispettrice regionale, nel rivolgergli l'indirizzo di saluto, aveva citato un episodio eroico di una crocerossina che lo commosse al punto da farlo piangere. I maligni attribuirono il fatto alla capacità recitativa di Sandrino Rubino. Per lungo tempo la gente fece la fila nel bunker di via Tasso a Pezze di Greco, dove Sandrino Rubino, durante i mesi freddi, rannicchiato dinanzi a un caminetto permanentemente acceso, riceveva postulanti e subordinati politici che gli chiedevano di risolvere problemi di ogni tipo; a disciplinare il traffico c'era la padrona di casa, Marietta Zizzi, comunemente conosciuta come “Golda Meir”, fedelissima del capo, e figura leggendaria del popolo democristiano. Le file erano la dimostrazione di quanto solido fosse il rapporto di Rubino con i suoi elettori.
Il “sindaco di lungo corso” è ormai fuori da un quinquennio dalla vita pubblica, ma non è raro udire da moltissimi cittadini: «Forse ci vorrebbe ancora Sandrino». La storia è tragedia: diventa farsa quando si ripete. Un buon attore non torna più sulla scena quando l'ha lasciata fra gli applausi. Se lo facesse, sarebbe commiserato: come Calvero, il personaggio mirabilmente interpretato da Charlie Chaplin nel film Luci della ribalta, che, spinto a tornare sul palcoscenico, durante l'esibizione stramazza nel ventre di una grancassa. Riesce difficile pensare che un uomo intelligente come Sandrino Rubino possa esporsi a un rischio simile. Ha sempre irritato i suoi concorrenti, ma non li ha mai fatti ridere. Ormai è consegnato alla storia patria, per quello che ha fatto e per quello che non ha fatto. Però, tutto è possibile.
di Redazione
02/05/2012 alle 01:58:33
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