STORIA SENZA FINE
Ex macello comunale di Fasano: il Ministero dei Beni culturali ricorre al Consiglio di Stato
Secondo il ministero la struttura, abbandonata da tempo, è un bene di interesse storico-artistico: Il Tar Lecce aveva invece dato ragione al Comune
FASANO - Sembra non poter avere pace l'ex macello comunale di Fasano. La struttura, attualmente in stato di abbandono e inserita dall'amministrazione comunale tra i beni alienabili dopo che il Tar di Lecce aveva decretato come non fosse un bene di interesse storico-artistico dovrà ancora una volta essere messo in stand-by in quanto il Ministero per i Beni, le attività culturali e il turismo, rappresentato e difeso dall'Avvocatura dello Stato, ha promosso appello dinanzi al Consiglio di Stato circa la decisione del tribunale amministrativo pugliese. Naturalmente il Comune di Fasano ha deciso di resistere in giudizio sulla questione dando mandato al capo dell'Avvocatura comunale, Ottavio Carparelli, di difendere le ragioni dell'ente.
Il Tar di Lecce aveva accolto nell'aprile scorso il ricorso presentato dal Comune di Fasano contro il provvedimento con il quale la Soprintendenza aveva ritenuto porre vincoli sulla struttura dell'ex macello "bloccando" di fatto l'utilizzo del bene per un tempo indefinito. Una vittoria importante per l'ente comunale in quanto le cause contro il Ministero per i Beni Culturali e la Soprintendenza di solito sono particolarmente difficili da vincere. Nella stringata motivazione della sentenza il Tar Lecce ha censurato il provvedimento della Soprintendenza, adottato soltanto sulla base del fatto che l'immobile è costituito in tufo e in pietra carparo, senza tener conto delle diverse ristrutturazioni intervenute nel tempo. "Emerge dalla documentazione in atti - si leggeva nella sentenza - che l'immobile in esame ha subito nel corso degli anni una serie di interventi di ristrutturazione, idonei come tali a mutare irreversibilmente l'originaria fisionomia del bene. In particolare negli anni 1972-1974 è stata effettuata demolizione di una prima porzione del bene; negli anni 1974-1977 è stato effettuato il completamento delle demolizioni; di seguito è stata effettuata realizzazione del corpo principale, nonché dei lotti tre-cinque; infine, è stata effettuata sopraelevazione per uso residenziale. Alla luce di tali emergenze, è evidente pertanto che l'immobile è stato pressoché totalmente demolito e ricostruito negli anni '70. Senonché, tali circostanze non emergono nell'impugnato provvedimento, che sconta pertanto, sotto questo profilo, un evidente deficit istruttorio-motivazionale. A ciò aggiungasi poi che non vengono evidenziate particolari tipologie costruttive, e/o materiali pregiati, tali da lasciare evidenziare profili di pregio artistico dell'immobile. L'unico elemento costruttivo citato è il tufo, che di per sé non è indicativo di particolare pregio, e il carparo, senza ulteriori qualificazioni”.
L'alienazione del bene, almeno nelle intenzioni dell'ex Amministrazione Di Bari avrebbe portato al rifacimento in toto di via Giardinelli e via Fratelli Rosselli che ora saranno comunque rifatte con un altro impegno di spesa utilizzato dall'Amministrazione Zaccaria. Per il ministero, esistente il vincolo, il bene poteva essere utilizzato se non a soli fini culturali (museo, centro culturale, ecc.).
di Redazione
15/12/2016 alle 06:18:19
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