La storia di Beatrice Cenci contro la violenza sulle donne a Fasano

FASANO - In occasione della “Giornata mondiale contro la violenza sulle donne”, Fasano ha offerto la sua riflessione su un tema caldo, o per meglio dire scottante, che tocca da vicino la popolazione femminile di ogni paese ed età: e così ieri (sabato 25 novembre), l'amministrazione comunale ha organizzato un programma di iniziative per sensibilizzare la cittadinanza su un argomento molto attuale. Nel pomeriggio è stata presentata la panchina rossa donata dall'artigiano Biagio Amati: una creazione particolare e significativa, che ha lo schienale (corto e ricurvo) al posto della seduta, sorretto da due paletti instabili; una scomodità voluta e cercata per simboleggiare il disagio che tendono a provare le donne in certe situazioni.

In due repliche, poi, è stata raccontata la storia di Beatrice Cenci, giovane nobildonna romana giustiziata per parricidio e venerata come santa dal popolo che la vide processata pubblicamente; in un testo carico di pathos, scritto da Dino Cassone e diretto da Dario Lacitignola, Annarita Santomanco e Davide Semeraro hanno interpretato il dolore degli abusi perpetuati in famiglia e l'impotenza di un giudice che condanna a morte una ragazza per il coraggio da lei assunto nel liberarsi da tanto orrore. Beatrice Cenci, decapitata in piazza di Castel Sant'Angelo, impressionò la folla per l'urlo vuoto che lanciò al suo ultimo respiro, tanto che l'eco pare udirsi ancora oggi, quando le vite violate di donne inermi finiscono in pasto al tam tam mediatico, che cavalca la notizia e manca ancora di rispetto alla delicata creatura femminile.