INCONTRO D'APPROFONDIMENTO
I 'Viaggi Bianchi' di Jean Paul Stanisci raccontati agli studenti di Fasano
Al Teatro Sociale un incontro per riflettere sui luoghi della memoria e su alcune devastanti atrocità della Storia

FASANO – Nella mattinata di ieri (venerdì 9 febbraio), al Teatro Sociale, alcuni studenti dell'ITET “Salvemini”, dell'IPSIA “Ferraris” e dell'Istituto Professionale Servizi Socio-Sanitari “L. da Vinci” hanno incontrato Dominique Jean Paul Stanisci, autore del libro Viaggi Bianchi (Aga editrice, 2017). L'iniziativa è stata promossa dal Comune di Fasano e fortemente voluta dalle assessore Annarita Angelini e Cinzia Caroli per omaggiare il Giorno della Memoria (ricorrenza celebrata lo scorso 27 gennaio) e il Giorno del ricordo (che cade proprio nella giornata di oggi, sabato 10 febbraio, in memoria delle vittime delle foibe e dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati). Una mattinata, dunque, per riflettere su pagine tragiche della Storia contemporanea, per sensibilizzare i ragazzi su tematiche profonde che hanno lasciato il segno. Lo scrittore, nato in Lussemburgo e risiedente ad Alberobello, dopo i saluti istituzionali, ha dialogato con i presenti, rispondendo alle domande della giornalista Angelica Sicilia.
«L'iniziativa ha una valenza non soltanto culturale ma anche di riflessione sulle brutture che hanno caratterizzato tante realtà del mondo. Abbiamo voluto questa manifestazione finalizzata all'attualizzazione del messaggio di valorizzazione della dignità umana in ogni angolo del mondo, a cominciare dalle nostre piccole o grandi città occidentali, affinché nessuno possa essere discriminato per avere soltanto un credo religioso, un'opinione, uno stile di vita o un colore della pelle diversi – ha introdotto l'assessora Angelini – ». «È doveroso promuovere iniziative di questo tipo con e per i ragazzi che non devono essere fruitori passivi, ma che è opportuno siano coinvolti attivamente – ha proseguito l'assessora Caroli –. Un'occasione di confronto per non dimenticare; insisteremo molto anche su un piano puramente emozionale, vero e importante aggancio con le nuove generazioni. Insomma una giornata contro ogni negazionismo».
Viaggi Bianchi è un progetto editoriale, o meglio un progetto di vita. Stanisci ha utilizzato un approccio esperienziale, partendo dalla realtà, dalle persone e dai fatti, proprio come si fa con i reportage, arricchiti da una evocativa quanto necessaria documentazione fotografica. Così trovano spazio il viaggio, la curiosità, la voglia di conoscere e di riflettere su quello che hanno rappresentato – e rappresentano tutt'oggi – luoghi come Auschwitz (Polonia), Hiroshima (Giappone), Killing Field (Cambogia) e Chernobyl (Bielorussia). Una contrapposizione cromatica definisce il suo itinerario: il nero dei cimiteri e il bianco della speranza, le atrocità che uomini hanno compiuto sui loro simili e la forza della conoscenza affinché quanto è stato non ci sia mai più. I suoi viaggi, però, non sono finiti. Rappresentano una sorta di circolo della speranza, che continuerà a girare, dalle pagine alla vita reale.
Lo scrittore ha catturato l'attenzione degli studenti e dei docenti, ripercorrendo attraverso le immagini e con alcuni video, le sue visite nei succitati “luoghi della memoria”, specificando il valore del contesto in cui essi si trovano, delle persone che lo hanno guidato e supportato, aiutandolo a cogliere nel profondo i dettagli dei posti e degli avvenimenti. I suoi viaggi sono però “interiori”, prima che fisici, ovvero viaggi “bianchi” come il colore del fiore di loto, che nasce nella melma e fiorisce candido. Ed è per questo che il filo conduttore delle esperienze compiute, sebbene in paesi e circostanze diverse, resta la dignità umana, come valore universale da difendere, sempre e comunque. Non è mancato il racconto di aneddoti e incontri memorabili.
Così conclude Stanisci nel suo libro: «Dopo questi viaggi, ho rafforzato il convincimento che bisognerebbe spendere meno tempo ed energie a spiegare quello che è stato, e molto di più ad educare le nuove generazioni alla speranza. L'essere umano purtroppo è naturalmente portato alla violenza, per cui la “creazione di valore” richiede sempre uno sforzo notevole. Occorrerebbe un'attenzione costante, da parte dei genitori e degli insegnanti in particolare, e quindi un lavoro che partisse da noi, iniziando prima di tutto con il nostro “disarmo interiore”».
di Redazione
10/02/2018 alle 05:52:13
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