VITA AMMINISTRATIVA
Laboratorio Urbano: un patrimonio umano da non svendere
Dopo otto anni di ottima gestione da parte della cooperativa ‘Equo e non solo Onlus’ si profila un cambio di gestione con l’affidamento alla ‘Dante Alighieri’
FASANO - Nel numero in edicola di Osservatorio cartaceo del mese di aprile, abbiamo affrontato il problema della gestione del Laboratorio Urbano. La cooperativa sociale “Equo e non solo Onlus”, che lo ha gestito dal 2009, nel corso degli anni ha fatto rete con circa ottanta associazioni locali. Nonostante sia risultata tra le migliori a livello regionale e portata a esempio di buona gestione della Regione Puglia, nella gara di appalto bandita dal Comune di Fasano per l'affidamento in gestione per i prossimi cinque anni, è stata classificata al terzo posto. La ditta vincitrice è risultata la “Dante Alighieri” di Fasano. Da quanto starebbe emergendo, però, a Palazzo di Città potrebbero esserci stati degli “sponsor” della nuova ditta aggiudicatrice dell'appalto, alcuni dei quali avrebbero avuto rapporti di collaborazione con la “Dante Alighieri” nel corso degli anni per docenze fornite all'azienda vincitrice nel campo della formazione professionale.
Su questa vicenda abbiamo ricevuto un intervento del dott. Bruno Marchi, operatore sociale impegnato anche nel volontariato, che con piacere pubblichiamo.
«Il processo culturale e politico messo in moto nel 2005 da “Bollenti Spiriti”, il programma di politiche giovanili della Regione Puglia di per sé fu una innovazione nel panorama politico regionale e non solo. Fortemente voluto e sostenuto dal compianto Guglielmo Minervini, può essere definito come il sostegno alla emersione delle forze latenti, giovanili. Un programma, politico in senso pieno, che ha interessato ogni comune pugliese.
Bollenti Spiriti è un insieme di interventi e di azioni che consentono ai giovani cittadini pugliesi di partecipare a tutti gli aspetti della vita della comunità. Da qui sono nate una serie di azioni tra le quali quella dei Laboratori Urbani che ha coinvolto 169 comuni della Puglia che hanno messo a disposizione 150 edifici i quali sono stati ristrutturati ed attrezzati per diventare spazi per i giovani e per la più ampia comunità locale. La mobilitazione su larga scala, sia di giovani sia di attori sociali pubblici e privati intorno al tema della partecipazione, ha dato luogo allo sviluppo di idee, creazione di valore aggiunto al tessuto sociale e culturale nonché ad una rinnovata vitalità delle organizzazioni, giovanili e non, associative.
Di base c'è il principio di lavorare sul territorio partendo da ciò che si ha e non da quello che manca. La dinamica di valorizzazione, pertanto, va dalla rigenerazione architettonica di spazi pubblici altrimenti destinati all'oblio all'integrazione degli aspetti culturali e sociali, compresi quelli problematici, caratterizzanti ogni comunità. Lavorare sul territorio vuol dire anche guardarsi intorno e rompere l'incantesimo che impedisce di riconoscere le risorse a disposizione proponendosi con uno sguardo diverso, meno opacizzato dai giochi e giochetti di una certa classe politica che, pur autodefinentesi appartenente al nuovo, molto spesso nella sua miopia e carenza di sguardo, appunto, non s'avvede d'essere come il dinosauro raccontato da Italo Calvino. L'apertura della politica ai Nuovi (citando ancora Calvino) dovrebbe consistere nell'affidarsi ai giovani, nel fidarsi di loro cioè di coloro che vedono un problema per la prima volta e, per questo, sono capaci di interpretarlo come un'opportunità di crescita che consente alla comunità intera di evolvere facendo levitare il valore del bene comune. Tutto ciò riguarda l'innovazione.
Tutto ciò riguarda il Laboratorio Urbano di Fasano che da oltre sei anni è gestito in modo esemplare, nel senso letterale del termine poiché ha fatto scuola ed è portato ad esempio di buona prassi in pubblicazioni e convegni, non solo regionali, relativi a queste tematiche. È per questo motivo che, senza entrare negli aspetti tecnici dei quali, a quanto pare, sarà la giustizi amministrativa ad occuparsi, non è comprensibile come una delle poche realtà vive della città possa essere così poco valorizzata dalla politica locale che, così facendo, dichiarerebbe apertamente la sua difficoltà ad esprimere una cultura dell'amministrazione di ampio raggio e prospettiva, che abbia una visione.
La speranza è che gli anni di esperienza maturata sul campo dagli operatori del Laboratorio Urbano non siano vanificati poiché a Fasano sono stati in grado di aprirsi al territorio, raggiungere un'autonoma stabilità e sostenibilità economica (tra l'altro creando occupazione), in modo trasparente e, soprattutto, vitale.
Archiviare tutta questa esperienza, non tenere conto di quanto il Laboratorio Urbano di Fasano sia stato finora perfettamente sintonizzato con la pratica politica e l'idealità di Minervini, sarebbe una sconfitta tra le più gravi, oltre a quelle già subite, che la nostra città patirebbe».
di Gianni Mastro
30/04/2018 alle 18:37:57
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