PIANO COSTA
Progetto del Piano Coste: sale la tensione
Botta e risposta fra l’associazione Gruppo Interesse Territoriale Torre Canne e l’assessore al Demanio, Leo De Leonardis
Fasano - Del Piano Coste, lo strumento urbanistico che dovrà regolare l'uso della fascia costiera, se ne parla ormai da tempo immemore. A quanto pare, in questi giorni si sta entrando in una fase decisiva e non mancano le polemiche. È di qualche giorno fa una presa di posizione dell'associazione GITT (Gruppo Interesse Territoriale Torre Canne), che per mezzo del presidente Rosanna Cirasino e del vicepresidente Giuseppe Vinci, ha inviato una al sindaco di Fasano Francesco Zaccaria, ai Consiglieri comunali e agli Assessori per parlare di Piano Coste.
«Le polemiche di questi giorni riguardo il Piano Coste Comunale – si legge nella lettera aperta – pongono all'attenzione di tutti una questione fondamentale: la gestione della costa e delle sue risorse. Purtroppo negli ultimi 10-20 anni la fascia costiera è stata sottoposta a continue azioni deturpanti. Come una cementificazione continua, un esempio per tutti: si è riuscito (tutto legittimo formalmente) a costruire un hotel a pochi metri di una zona SIC e a pochi metri dal mare.
Lo sbancamento delle Dune nonostante ci sia un Parco che formalmente dovrebbe proteggerle. I lidi che non rispettano le concessioni. Abbandono ed incuria. Soprattutto un problema che a nostro avviso è il problema dei problemi: l'erosione degli arenili. Questo allarme è stato lanciato già da diversi anni dalla società civile, ma sia la sua Amministrazione così come quelle che l'hanno preceduta non hanno mai preso sul serio questo problema. Anzi alcuni interventi, come la rimozione di cumuli di Posidonia dalle spiagge, hanno da un lato aggravato il problema e dall'altro sono stati all'origine di lodi milionarie con le ditte di smaltimento che si sono susseguite nel corso nel corso degli ultimi 15 anni. Quindi azioni inutili e costosissime.
Ora il Piano Costa potrebbe essere una grande occasione per intraprendere alcune azioni per invertire la rotta. Del resto Sig. Sindaco, quando ha annunciato l'inizio dell'iter per la stesura del Piano Costa lei stesso ha detto di voler riunire professionalità diverse (modellisti, geologi, biologi, paesaggisti, ecc.) per avere uno strumento di pianificazione che guardi alla salvaguardia e alla gestione sostenibile di questa risorsa. Tutto questo è successo oltre 2 anni or sono, ma ad oggi si sente parlare solo di concessioni e spartizioni, l'unico aspetto del Piano Costa che probabilmente sta a cuore all'Assessore De Leonardis.
Allora, come Associazione le proponiamo di parlare prima di salvaguardia e gestione sostenibile e poi delle spartizioni delle concessioni. I professionisti che i suoi uffici hanno selezionato portassero su un tavolo di confronto innanzitutto gli studi e gli approfondimenti effettuati. Per esempio, mettessero sul tavolo lo stato degli arenili e le previsioni per il futuro, una carta aggiornata delle aree ambientali di pregio da un punto di vista ecologico dove rinforzare la protezione, le proposte di miglioramento del paesaggio, ecc. Ragioniamo su questo in maniera prioritaria con un tavolo di confronto tra i professionisti selezionati, l'Amministrazione, le forze politiche, Ente Parco, associazioni di categoria e associazioni del territorio. Prima si decida la protezione e la gestione sostenibile e poi si proceda ad individuare aree da dare in concessione! Questo sarebbe un approccio che taglia con il passato e forse potrà consegnare ai nostri figli un pò della bellezza ereditata dai nostri padri. Chiediamo che questa proposta venga sostenuta da tutte le forze politiche in campo (maggioranza ed opposizione) oltre che da tutta l'amministrazione attuale. In questo modo al di là delle polemiche la politica avrebbe l'occasione per riappropriarsi del suo ruolo, occupandosi della cosa pubblica con lo sguardo alle generazioni future».
Non è tardata ad arrivare la replica dell'assessore Leo De Leonardis, chiamato in causa dai responsabili del Gitt. «In risposta al Git di Torre Canne presieduta dalla professoressa Cirasino – scrive l'assessore al Demanio – premesso che in due anni e mezzo non ricordo mai di essere stato contattato personalmente dall'associazione per alcun confronto, fa specie invece che sia stato contattato dalla professoressa solo per una informazione su una concessione, so bene che non c'è stata alcuna partecipazione nella stesura del piano comunale della costa, che ci tengo a precisare è stato chiuso quando non ero in possesso della delega.
Per tutte le altre osservazioni esiste un piano regionale delle coste che detta le linee guida, alcune che fanno riferimento a norme transitorie (vedi zona archeologica). Di conseguenza il piano comunale è solo un atto dovuto che serve a fotografare la situazione attuale di concessioni rilasciate e di spazi concedibili, lasciando come per legge il 60% del totale delle aree balneabili libere per la libera e pubblica fruizione. Si chiede di verificare l'esistenza di aree particolarmente di pregio e sensibili ma nessuno guarda alla corretta gestione da parte proprio di quei liberi fruitori, che non si preoccupano di devastare le dune camminandoci sopra, di arrivare sugli scogli con la propria automobile perché è più comodo lasciare tonnellate di rifiuti ovunque, sempre in nome dell'assioma “IL MARE È DI TUTTI”.
Quello che accade sul nostro territorio è frutto proprio di una mancata applicazione delle regole, che altrove ha portato benessere e decoro e da noi porta solo sporcizia e devastazione. Vorrei far capire che il concedere può solo venire in soccorso al comune, dove ad oggi non esiste un capitolo di bilancio dedicato al demanio per garantire almeno la realizzazione dei servizi minimi (docce e bagni) che dovrebbero essere garantiti quando si parla di spiaggia libera e da qui nasce la voglia di stringere rapporti con i privati, privati che bene hanno fatto nel Parco Dune Costiere dove si registra la zona con maggiore densità di concessioni.
La sola professionalità dei concessionari e la lungimiranza, vedi la prima spiaggia libera del nostro comune, fa si che vengano rispettate le regole fondamentali per la salvaguardia dell'ambiente (dune, posidonia ecc). Non è pensabile di chiudere il pcc senza una variante nei 300 metri che individui parcheggi e accessi a mare e non è pensabile far protocollare un pcc senza il confronto con imprenditori associazioni e liberi fruitori».
di Redazione
27/09/2018 alle 18:25:55
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