ATTUALITà
Convegno Eros e disabilità: intervista a Bruno Marchi
La giornata è stata organizzata e promossa dal Centro per l'adattamento dell'Ambiente Domestico per disabili ed anziani 'Domos' di Conversano e dalla Associazione di Promozione Sociale 'Accordiabili' di Fasano
L'Associazione di Promozione Sociale “Accordiabili” di Fasano e “Domos ” Centro per l'adattamento dell'Ambiente Domestico per disabili ed anziani di Conversano, per venerdì 5 luglio, dalle ore 09:30 alle 19:30, hanno organizzato un convegno che si terrà a Ostuni, presso la Residenza Socio Sanitaria Assistenziale “Villa Nazareth”.
Il tema che sarà trattato è piuttosto delicato benché importante: il rapporto tra disabilità e sessualità.
Infatti, il titolo della giornata di studio e approfondimento è “Eros e Disabilità”. La manifestazione è patrocinata dal Garante dei Diritti delle Persone con Disabilità della Puglia oltre che da Villa Nazareth che ha messo a disposizione la struttura. Molti sono i relatori chiamati ad intervenire: Bruno Marchi, Psicologo Psicoterapeuta: “Eros e disabilità”; Ignazio Corelli, Avvocato, Giudice Onorario Tribunale per i Minorenni di Potenza: “La sessualità è un diritto anche per le persone con disabilità”; Marianna Libardo, Educatrice AIPD Brindisi: “Affettività e sessualità nella sindrome di Down. Approcci ed interventi educativi”; Claudio D'Attoma, Psicologo Villa Nazareth: “Vita affettiva e sessuale del paziente con deficit psichico”; Vincenzo Tagliente, Medico San Raffaele Ceglie Messapica: “La vita sessuale nella disabilità del paziente con lesione del midollo spinale”.
I saluti istituzionali saranno portati dal Sindaco di Ostuni, Guglielmo Cavallo; dal Garante dei Diritti delle Persone con Disabilità della Puglia, Giuseppe Tulipani; dal Direttore di Villa Nazareth, Gianvito D'Aversa e da Antonio Tateo, Direttore Generale della Cooperativa “Minerva” che gestisce “Villa Nazareth”.
La prima parte della giornata sarà coordinata dal giornalista del TG2 Daniele Rotondo, mentre la Ta-vola Rotonda che si terrà nel pomeriggio, tra i rappresentanti di molte realtà associative territoriali, regionali e nazionali che si occupano di disabilità, sarà moderata da Bruno Marchi.
La partecipazione al convegno consente l'acquisizione di cinque crediti formativi ECM ed è anche per questo, oltre che per il vivo interesse che la tematica proposta suscita, che già da due settimane si è registrato il sold out delle iscrizioni.
Una breve chiacchierata con Bruno Marchi, psicologo psicoterapeuta, Responsabile Scientifico dell'evento di venerdì 5 luglio presso la R. S.S.A. “Villa Nazareth” a Ostuni: “Eros e Disabilità”.
La giornata è stata organizzata e promossa dal Centro per l'adattamento dell'Ambiente Domestico per disabili ed anziani “Domos” di Conversano e dalla Associazione di Promozione Sociale “Accordiabili” di Fasano, della quale Marchi è socio fondatore.
Dottore, un convegno sold out…
Sì è proprio così. Il motivo di tale forte e diffuso interesse risiede nel fatto che il tema della sessualità in rapporto alla condizione di disabilità da anni richiama l'attenzione dei soggetti a vario titolo coinvolti nei percorsi di ricerca del benessere per quelle persone, e relative famiglie, che continuano a perseguire l'obiettivo di una vita indipendente, così come attira l'attenzione della comunità scientifica nella sua componente medica, sociale e psicologica.
La sessualità è un argomento delicato…
Indubbiamente. “Eros e Disabilità” sono tra loro in uno stretto rapporto, fisiologico e naturale destino tanto quanto è l'Eros nelle persone che non hanno disabilità e l'Eros in sé e: una ineludibile presenza nella vita umana. Però, nel caso delle persone con disabilità troppo spesso l'erotismo, non tanto l'affettività, può suscitare imbarazzo negli altri “normali”, può essere da loro respinto, non riconosciuto e censurato. Questo, per certi versi, è comprensibile ma è altrettanto comprensibile che anche le persone con disabilità possono - devono - vivere la dimensione erotica senza tabù ed in quanto inalienabile diritto ad una vita piena che vada ben oltre l'ostacolo dei limiti originati dalla loro condizione.
Lei dunque parla di diritto alla sessualità…
Certo! È un diritto da esercitare e da fare esercitare. Ha una sua precisa importanza anche a livello di igiene, nel senso di salute fisica e non solo mentale. Per le persone con disabilità la sessualità da esercitare, diciamo così, è un obiettivo complicato da raggiungere ma non impossibile.
Ci sono novità su questo piano?
Se ne parla ormai da anni. Nelle sedi istituzionali, in Italia, giacciono anche proposte di legge che dovrebbero regolamentare l'esercizio di questo diritto, ma la complessità della questione fa sì che il percorso di queste proposte sia molto lento com'è legittimo che sia: non si può ridurre il tutto ad una mera questione di assistenza sessuale poiché entrano in gioco aspetti etici di notevole rilievo che non possono essere trascurati e che, se fossero risolti, non potrebbero essere considerati validi per ogni tipo di disabilità.
Ogni disabilità è diversa dall'altra, in che senso?
Le disabilità, non la disabilità. Forse dovrebbe essere questo un più produttivo modo di approcciarsi a questa condizione umana che per certi versi è straordinaria nel senso letterale del termine: extraordinarius e cioè fuori (extra) dall'ordinario. Come quasi tutto ciò che è fuori dall'ordinario sono prevedibili difficoltà di comprensione e gestione ed il disabile, essendo extraordinarius, desta inquietudine, turbamento, timore dell'inconsueto che in genere vengono mascherati da atteggiamenti pietistici o da pensieri legati all'idea di infelicità comunque. Ma non è così, assolutamente. Nel caso della sessualità, riferendoci a persone con disabilità, abbiamo a che fare con il corpo e con la mente - che in realtà sono un tutt'uno - i quali a livelli diversi possono essere disfunzionali. Nel caso del corpo possono esserci delle deformità. Pertanto questa condizione di disfunzionalità mentale, a volte associata a deformità altre volte no, ancora di più, può essere perturbante. Il disabile, direbbe Alexander Jolliet, “apre una porta sulla condizione umana” mostrando, aggiungo io, agli altri ciò che fino a non molti anni fa si tendeva a tenere celato. Ma, apre la porta sulla condizione umana anche perché siamo tutti disabili. Ma non dico questo per magra ed illusoria consolazione e condivisione. Il fatto è che l'imperfezione e il limite fanno parte della natura umana.
Però oggi va meglio…
Non so se va meglio, in tutta franchezza. Certo, rispetto al silenzio totale, alla censura ed al mettere la testa nella sabbia, come si faceva un tempo, credo che vada meglio ma, proprio perché è aumentata la sensibilità e la cultura in materia di disabilità assistiamo a nuove forme di pietismo e di segregazione che se non è fisica è culturale. Per esempio, detesto profondamente la parola “inclusione” poiché, secondo me, paradossalmente crea uno steccato sortendo l'effetto contrario alle benevoli intenzioni di chi per la prima volta lo ha utilizzato. Mi spiego: se in mente ho il concetto di “inclusione” di fatto, sempre nella stessa mente, avrò anche quello di “esclusione”, di separazione e demarcazione: tu sei da includere altrimenti saresti un escluso e sono io normale che faccio in modo che tu non lo sia e che, quindi, tu sia incluso. Un gioco di parole, allora, per dire che dovrebbe esserci un approccio il più possibile naturale alla questione disabilità senza usare parole che comunque etichettano e stigmatizzano una condizione sì limitata e limitante ma pur sempre una umana condizione benché straordinaria.
Torniamo al rapporto tra sessualità e disabilità…
Sì, certo. La sessualità è centrale nella vita di un essere umano e lo è soprattutto perché è vissuta anche interiormente nonostante l'impressionante diffusione di immagini pornografiche. Tale deriva pornografica - mi riferisco al fatto che le immagini pornografiche descrivono un non incontro, una giustapposizione di corpi che non hanno nulla a che fare con la sessualità anzi ne sono la negazione – lascerebbe intendere, soprattutto alle persone più giovani, che la sessualità sia un fatto esterno, una giustapposizione di corpi scissa dalla mente e cioè dalla affettività e dalle emozioni. Al contrario, la sessualità inevitabilmente si intreccia con un'interazione intima con l'Altro e con la forza che scaturisce da un'altra persona. Pertanto, se la sessualità è “cosa complicata e complessa” dovremmo fare un piccolo sforzo immaginativo per visualizzare empaticamente quanto questi aspetti possano essere “ingarbugliati” nella mente di una persona con difficoltà di natura fisica e/o psichica.
Perché questo convegno?
Lo scopo del convegno è suscitare delle riflessioni sulla complessità e delicatezza di questo importante aspetto della vita umana e così connetterlo alla dimensione della disabilità che di suo è, anch'essa, una condizione “complessa e delicata”, dalle infinite sfaccettature, ed è per questo che bene faremmo, come dicevo prima, a parlare di disabilità al plurale: le disabilità, non soltanto dal punto di vista della clinica ma soprattutto da quello della considerazione di ogni persona disabile in quanto persona unica, esattamente come tutti gli altri cosiddetti normodotati, con la sua storia e con le sue esperienze infantili. Anche la persona con disabilità avrà vissuto le sue esperienze sessuali precoci o meno in un modo del tutto soggettivo ed esclusivo, ma probabilmente in larga parte complesso, complicato e frustrante poiché connotato da un'esperienza narcisistica (a mandata doppia, direi: il suo narcisismo e quello dell'investimento narcisistico dei genitori) difficile da vivere.
La strada che porta alla “soluzione” di questa tematica/problematica è lunga?
Sì, indubbiamente. Ma non dispero.
di Redazione
04/07/2019 alle 05:08:21
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