FESTIVAL TEMPESTE
Festival Tempeste: le parole di Luciano Canfora dal palco del 'Da Vinci'
Ieri 27 ottobre nell'auditorium del liceo il professore emerito dell'Università di Bari ha sottolineato la pesantezza delle parole e la necessità di proteggerle, usandole nel modo giusto

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Fasano - Sette parole e un filologo: un abbinamento perfetto per ridare spessore alla lingua. E Luciano Canfora, molto più di un filologo, molto più di un professore, è riuscito nell'intento. Ieri 27 ottobre nell'auditorium del Liceo “L. Da Vinci” di Fasano – pieno di giovani e di adulti – le parole sono state le protagoniste di questo appuntamento nell'ambito nel Festival “Tempeste – immagini, suoni, racconti dal Mediterraneo”.
Avere la scuola aperta anche di domenica fa sorridere e fa riflettere al contempo. Proprio dal loro mondo sono partiti i ragazzi del Liceo, che hanno proposto al professore emerito dell'Università di Bari di discorrere su sette temi: storia, scuola, giovani, ambiente, fascismo, mediterraneo e verità, tutti legati da un filo rosso invisibile.
Se da un lato è evidente il trattamento pessimo riservato al sistema dell'insegnamento italiano, dall'altro viene da chiedersi come tutto questo possa influire sulla formazione dei giovani. Luciano Canfora non ha ricette da consegnare ai ragazzi, ma ha lanciato un enorme invito: studiare la Storia. Disciplina discussa e bistrattata, rivisitata e censurata, la Storia è l'unica possibilità di orientamento in un presente caotico e complesso, tanto che per il professore sarebbe necessario allungare il cammino scolastico per approfondire e comprendere il Novecento e, inoltre, bisognerebbe rendere la storia del pensiero filosofico e scientifico un pilastro nella formazione, in vista di un liceo critico.
Dall'importanza della traduzione, che riempie i vuoti fra civiltà e crea ponti, alla variegata dinamica storica del mare nostrum e al ruolo che ricopre il capitalismo nella questione ambientale, Luciano Canfora ha imposto a studenti, insegnanti e semplici spettatori di essere pensatori attenti e osservatori acuti perché, sebbene sia spesso l'ultima ruota del carro, «la scuola è in realtà la trincea della democrazia»: qui si impara a riconoscere l'odio per combatterlo per tempo.
di Sara Altamura
27/10/2019 alle 23:56:08
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