EVENTI DI STORIA PATRIA
Parlare di guerra per odiarla: il saggio 'Le verità negate' presentato per Storia Patria
Ieri 20 gennaio, nella Sala dell'Affresco ai Portici, gli autori Mario Gianfrate e Nicola Colonna hanno demistificato la retorica della prima guerra mondiale, dialogando con il giornalista Franco Lisi

Fasano - Non è vero che in tempo di pace si debba dimenticare la guerra. Anzi, funziona il contrario: raccontare la guerra – raccontarla svelata e cruda – è fondamentale per tenere vivo il timore delle sue conseguenze e, perciò, evitarla. Questo l'insegnamento più esplicito che, ieri 20 gennaio, è stato trasmesso ai ragazzi che hanno ascoltato la presentazione del saggio Le verità negate (ed. Les Flâneurs). All'evento, organizzato dalla Società di Storia Patria, hanno preso parte gli autori stessi, Mario Gianfrate e Nicola Colonna, che sono stati guidati dalle domande del giornalista Franco Lisi. Nonostante lo spazio ristretto della Sala dell'Affresco ai Portici di Fasano, il pubblico è rimasto con il fiato sospeso: a essere narrate sono state le verità dei soldati-contadini che hanno combattuto durante la prima guerra mondiale.
Smontare la retorica interventista è molto più “semplice” di quanto sembri, almeno per gli storici moderni: bastano le lettere scritte dai fanti, molto spesso meridionali, che a malapena erano in grado di scrivere e, peraltro, soltanto in dialetto. Così, molte missive si sono conservate, perché incomprensibili agli alti ufficiali e questi preziosi documenti sono portavoce dell'eroismo di necessità che si intrecciava all'istinto di sopravvivenza. Alcune di queste testimonianze – ha spiegato Mario Gianfrate – sono state ritrovate per caso negli archivi di Mola di Bari oppure di Locorotondo.
E poi arriva Caporetto, 24 ottobre 1917: i fanti-contadini sono stremati, si ribellano e la logica dell'onore e della patria di Cadorna non funziona più. In fondo, molti soldati non sanno neanche cosa significhi il termine “patria”, per loro l'essenziale è la terra. Proprio questa sarà promessa loro dal generale Armando Diaz, sostituitosi a Cadorna. Come ha chiarito il prof. Nicola Colonna, dopo la guerra due errori esemplari sono stati compiuti dalla classe dirigente: non tenere fede al patto della terra e scegliere la via della repressione e dello squadrismo per mettere a tacere le rivolte. La conseguenza primaria di queste azioni è stata il Fascismo.
A fine serata, la Società di Storia Patria ha fatto dono ai due ospiti di altrettanti due volumi: l'uno sulla figura del patriota fasanese Ignazio Ciaia e l'altro dal titolo L'agone politico del dopoguerra a Fasano (1943-1958), scritti da Giovanni Narracci.
di Sara Altamura
20/01/2020 alle 21:33:56
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