INTITOLAZIONE STRADE
All'artiere Giuseppe Palazzo è stata dedicata una strada a Pezze di Greco
Il sindaco Francesco Zaccaria e l'assessore alla toponomastica Luana Amati hanno scoperto la targa che attribuisce il nome della via ad una delle prime traverse di Corso Nazionale arrivando da Fasano

Pezze di Greco – Ieri pomeriggio, 28 agosto 2020, a Pezze di Greco, è stata inaugurata una via, ubicata nelle adiacenze del piazzale dove è ubicata l'officina meccanica Ancona, all'artiere fasanese Giuseppe Palazzo. Presenti il sindaco di Fasano Francesco Zaccaria, l'assessore alle Attività Produttive Luana Amati, la famiglia Palazzo con in prima fila i figli Vito, Luciano e Pina, i nipoti e alcuni cittadini.
Il compito di illustrare la figura del laborioso artigiano conterraneo è toccato a Palmina Cannone, studiosa di storia patria, che ne ha delineato la figura anche nel volume, "Medaglioni Fasanesi", 3ª edizione, Faso Editrice. «Giuseppe Palazzo, alias Mèst Pèppe – ha iniziato la prof.ssa Cannone –, prima di partire per la prima guerra mondiale, fu allievo di Giulio L'Abbate. Al ritorno dal conflitto, affiancò il carradore Tommaso Caramia per circa due anni nel suo laboratorio. Poi ne avviò uno proprio in via Roma, n. 85, coadiuvato dal figlio Andrea. Mèst Pèppe costruiva calessi con la massima precisione, richiamando nel suo laboratorio tanti clienti anche fuori dai confini nazionali. Tra i committenti il barone Enzo Frascolla di Taranto, don Emanuele Caroli di Martina, appassionato di carrozze e cavalli, che soleva farsi accompagnare dal Palazzo alla Fiera di Verona. Ogni mercoledì – ha proseguito Palmina – il Palazzo si recava a Taranto per incontrare i suoi clienti alla "Borsa Merci" e prendeva le ordinazioni. Si fecero costruire i calessi da lui: il Maggiore della milizia stradale Musolino, i cui fratelli erano concessionari della Mercedes per la Puglia. E ancora la famiglia Narducci di Mesagne, i De Bernardis, ed Emilio Romane, l'ultimo federale di servizio a Brindisi. Ordinò al Palazzo un calesse prima della caduta del Fascismo».
A proposito Palmina Cannone ha raccontato un aneddoto legato proprio al Romane. Di ritorno dal secondo conflitto mondiale, Peppino Di Carolo, allievo del Palazzo, si rifugiò con altri fasanesi in un'azienda agricola affamato e stanco. Chiese ospitalità e il proprietario fu gentile con lui e i suoi amici, chiedendo chi fosse. Quando seppe che i suoi ospiti erano fasanesi, s'illuminò in viso e mostrò un biroccio sulla cui targhetta c'era il nome di Giuseppe Palazzo. «Le storie non finiscono qui – ha seguitato Palmina – perché qualche tempo fa Stefano L'Abbate, visitando a Trani la collezione di carrozze presso il palazzo Telesio, scorse tra le altre una griffata “Giuseppe Palazzo”. Inoltre, un ingegnere minerario greco di Rodi sbarcò a Brindisi con l'intenzione di acquistare calessi e fu indirizzato a Fasano dal nostro Giuseppe. Gli ordinò un calesse, da trasportare in Grecia. Tra i due nacque un rapporto amichevole, che durò a lungo, come si evince da una fitta corrispondenza. Le missive, scritte in francese, venivano tradotte a Giuseppe dall'amico don Beniamino Amati, direttore della Banca Fasanese».
Un altro calesse, firmato dal Nostro, si può ammirare nella Masseria "Turchiarìdde" di Pasquale e Vito Ventrella.
Si è quindi, proceduto alla scopertura della targa che porta il toponimo "Giuseppe Palazzo". Un altro doveroso riconoscimento da questa Amministrazione a un concittadino che con la nobiltà del suo lavoro ha dato lustro alla città e all'artigianato di Fasano.
di Redazione
29/08/2020 alle 00:19:44
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