CONVERSAZIONE LETTERARIA
'Teresa Manara', storia di una donna e di un vino dal carattere deciso
Il libro, edito da Controluce, è stato realizzato dalla scrittrice di origini fasanesi Luisa Ruggio, ospitata ieri (19 dicembre) nel Salotto delle Arti di Lorenza L'Abbate
FASANO – Nelle vene della scrittrice leccese Luisa Ruggio scorre del sangue fasanese. A ben guardare, Fasano, il paese che le ha dato i natali trentasei anni fa, ritorna inavvertitamente nel suo modo di raccontare storie, quello che lei stessa ama definire «un modo per fregare il tempo». Il suo ultimo romanzo si intitola “Teresa Manara” (Edizioni Controluce): la narrazione, tratta da avvenimenti reali, è ambientata nel Salento degli anni Cinquanta. Sullo sfondo di un Italia provata dalle brutture delle guerre ci sono uomini e donne che con fatica e dignità lavorano la terra, persone ai margini che decidono di sopravvivere alle difficoltà rimanendo nel proprio Paese, antiche piazze e vicoli stretti dove la gente confonde la diceria con la verità e, infine, il mare, potente testimone di vita vissuta. Tutte affinità con Fasano, o con tanti altri luoghi del Sud. E poi c'è Teresa Manara, una donna risoluta che per seguire l'amore, quello per il marito, sceglie di abbandonare per sempre la sua città e finisce con il trovare un secondo, e non meno grande amore: quello per il Salento, appunto.
Ospite del Salotto delle Arti di Lorenza L'Abbate, nella serata di ieri (venerdì 19 dicembre), l'autrice ha piacevolmente conversato sulla sua quarta fatica letteraria, assieme alla prof.ssa Annamaria Toma. È un'opera particolarmente sentita perché intrisa di ricordi e sensazioni, come dimostrato dall' affascinante lettura di alcune pagine affidata alle voci di Daniela Iachetti Amati e Barbara Castellano, intervallata dalle apprezzate esecuzioni musicali del giovane sassofonista Michele Ambriola.
Con una prosa ricca ed espressiva, intitolando ciascun capitolo con una significativa parola in dialetto leccese, la Ruggio ripercorre la vita di Teresa, figura femminile moderna e emancipata. Lasciata per sempre la cara Imola, arriva in Salento in compagnia dei suoi due bambini e del marito, Giovanni Battista Cantele, ricercatore del miglior vino con cui tagliare i pregiati Chianti e Barbera. In un luogo statico, lontano dalla modernità a cui era abituata, la protagonista si perde piacevolmente fino all'ultimo respiro.
Oggi, dai vigneti di Guagnano l'azienda Cantele, affidata alla passione e alla professionalità dei nipoti di Giovanni Battista Cantele e Teresa Manara, produce un vino di fama internazionale. Di quella donna visionaria perdutamente innamorata della terra salentina porta il nome e ne conserva il carattere unico e intenso, tramandando un modello di esperienza e di attaccamento a quelle radici aggrappate esattamente dove il cuore ha comandato.
di Angelica Sicilia
20/12/2014 alle 06:00:09
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