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    Cultura & Spettacolo

    ‘In nome di Dio e della Patria’: la storia dei bambini rubati scritta da Piero Badaloni

    Lo scrittore e giornalista Rai ha presentato il suo libro all'Università del Tempo Libero di Fasano presieduta dalla prof. ssa Palmina Cannone
    RedazioneDa RedazioneOttobre 30, 20153 minuti di lettura
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    'In nome di Dio e della Patria': la storia dei bambini rubati scritta da Piero Badaloni - Osservatorio Fasano
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    FASANO – L’anno accademico 2015-2016 dell’Utl “S. Francesco d’Assisi” di Fasano (inaugurato giovedì 29 ottobre) ha dato avvio al suo intenso programma di incontri culturali con la presentazione del libro In no­me di Dio e della Patria (Castelvecchi Editore, 2013) di Piero Badaloni. Lo scrittore e giornalista, per anni inviato da numerose capitali europee per la Rai, è stato ospitato ieri sera (venerdì 30 ottobre) al Teatro Sociale per parlare del doloroso argo­mento che ha ispirato la sua ultima fatica letteraria: la pratica del “furto” dei figli di tutte quelle donne che si opponevano al regime dittatoriale di Francisco Franco, al comando della Spagna dal 1939 al 1975.

     

    In questi cinquant’anni sono stati circa trecento mila i bambini dichiarati morti al momento del parto, o strappati dalle braccia materne al terzo anno d’età e poi affidati a famiglie adottive tramite l’intermediazione della Chiesa. Sono i cosiddetti “niños roba­dos”, protagonisti di un fenomeno di massa che ha tristemente segnato lunghe pagine di storia spagnola e che, nell’ideologia proposta dallo psichiatra Vallejo-Nájera adottata dal regime franchista, si spiegava come la necessità di “rigenerare la razza” per evitare che si trasmettesse “il virus del marxismo”. Dopo aver raccolto tutta la documentazione a riguardo e ascoltato alcune delle migliaia di storie di questa atroce nefandezza compiuta “in nome di Dio e della Patria”, Badaloni ha raccontato i fatti cercando di trasmettere anche la rabbia e la sete di giustizia delle persone coinvolte. È anche per questo che, ancora oggi, la prima domenica di ogni mese nella piazza Puerta del Sol di Madrid le mamme si ritrovano per appendere dei fogli con il nome del figlio cercato, laddove il colore rosa e azzurro indicano rispettivamente che si vuole ritrovare una donna e un uomo. Sono tantissimi anche i fogli gialli lasciati da figli che, a distanza di tempo, conoscono la loro vera storia personale e iniziano a ricostruirne i pezzi mancanti partendo proprio dal genitore da cui sono stati illegalmente e brutalmente allontanati.

     

    «In no­me di Dio e della Patria è un reportage che scava nelle angosce delle persone con sensibilità e delicatezza, mantenendo il rigore tipico del cronista che, con uno stile raffinato e un modo di narrare estremamente elegante, ci tiene aggrappati alle pagine»: così ha dichiarato il prof. universitario Nicola Colonna a inizio serata, inter­ve­nuto per un’introduzione esplica­tiva del libro. Secondo l’autore «la democrazia deve essere costruita con il ricordo e non con l’oblio. Compito di un giornalista è scoprire la verità, anche se scomoda, e quindi riferirla a tutti».

     

    Attualmente, la legislazione spagnola non aiuta le vittime del traffico di neonati e bambini perpetrato fino alla fine degli anno Ottanta, ma esistono numerose associazioni che con tenacia stanno cercando di ridare dignità a tante donne, mamme private della loro più grande ricchezza: i loro figli. Continuare a parlare di questa vicenda, anche attraverso il libro di Piero Badaloni, significa alimentare la forza e la speranza di tanta gente, aiutarla a ricostruire la propria identità.

     

    La serata di ieri, condotta dal giornalista Martino Grassi, è stata scandita anche da due momenti musicali, affidati al giovane studente Michele Ambriola, e dal reading di alcune pagine di In no­me di Dio e della Patria da parte dell’attrice di origine fasa­ne­se Ermelinda Bonifacio. 

     

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