FEDE E CULTURA
C'era una volta a Fasano... il cinema 'Serafico' e il suo parroco
Il giornalista Franco Lisi ha presentato il suo ultimo libro in cui racconta la storia di don Pietro Trisciuzzi

FASANO – Franco Lisi ha presentato il suo nuovo libro e lo ha fatto nel luogo dove la vita del suo personaggio nasce e diventa storia da narrare e tramandare ai posteri affinché possano custodirla gelosamente: Il parroco del cinema “Serafico” è l'ultima fatica letteraria del decano dei giornalisti fasanesi, pubblicata dalla Faso Editrice di Zino Mastro e raccontata per la prima volta ieri pomeriggio (domenica 27 novembre) nella chiesa di san Francesco d'Assisi dell'Ordine Francescano Secolare. Presente per l'occasione, oltre all'autore, Venanzio Catania, presidente dell'Ofs, Annarita Angelini, assessore alla Cultura, e Gianfranco Mazzotta, direttore di Radio Diaconia, che ha esposto quella che è la trama conduttrice del testo.
Don Pietro Trisciuzzi (è questo il nome del sacerdote in questione) promosse la nascita della parrocchia di san Francesco settant'anni fa, nell'immediato dopoguerra. «Umile con gli umili, insolente con i potenti», come ricorda Franco Lisi, pensò di aprire nel “ghetto” che circonda la chiesa (è noto che la zona veniva chiamata “quartiere ebreo”, perché lontana dal centro cittadino e abitata da gente meno abbiente) un cinema, che allora rappresentava un veicolo di cultura per tanti motivi: spesso i film erano incentrati su fatti storici (seppure in forma romanzata), quindi costituivano fonte di verità; gli attori parlavano la lingua italiana, e dunque “facevano scuola” a chi abitualmente si esprimeva in dialetto; infine mancando la televisione o qualsiasi altra forma di intrattenimento, il cinema diventava un luogo di evasione, divertimento e incontro accessibile a tutti.
Tutta questa attenzione alla mondanità non fu ben vista dal clero del tempo. Don Pietro aveva uno sguardo lungimirante e con le sue iniziative era già immerso nella modernità, ma si sa, la chiesa non va allo stesso passo dell'uomo, le cui esigenze cambiano continuamente. Il parroco fu così sospeso dal suo ruolo e inviato dal vescovo, furbo a non allontanarlo troppo dall'amata Fasano, nella chiesa di san Marco. Lì fu apprezzato, benvoluto e perfino amato per il suo operato, tra cui la costruzione della nuova chiesa. In quella piccola comunità don Pietro è ancora oggi venerato e ricordato con una statua eretta sul sagrato e con l'intitolazione di una strada a Locorotondo. A Fasano, invece, nulla. È questa la richiesta finale di Franco Lisi: la città non può dimenticare chi ha contribuire a renderla quella che è.
di Antonella Argento
28/11/2016 alle 03:58:13
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