CULTURA FASANESE
Presentato il nuovo libro di Giovanni Narracci su Ignazio Ciaia
In due diverse manifestazioni è stata ripercorsa la vita del giovane poeta fasanese morto il 29 ottobre 1799e
FASANO - Non è stato un certo scelto a caso. Ieri, 29 ottobre, ricorreva il 214esimo anniversario della sua morte. Per questo la sezione fasanese della Società di Storia Patria per la Puglia presieduta da Angelo Sante Trisciuzzi ha voluto dedicare due diverse iniziative a Ignazio Ciaia, poeta e patriota fasanese scomparso il 29 ottobre del 1799 a soli 33 anni. L''occasione è stata data dalla presentazione del nuovo libro di Giovanni Narracci, "Ignazio Ciaia - Giovane poeta e rivoluzionario della Repubblica Partenopea" edito dalla Stilo Editrice. In mattinata, alla presenza dello stesso autore, la professoressa Teresa Cecere ha presentato, nell'auditorium del liceo "L. da Vinci", il volume alle prime classi.
Nel pomeriggio, invece, altro incontro, ancora con la Cecere a presenziare, ai Portici delle Teresiane, davanti al locale dell'Affresco, sede del sodalizio organizzatore dell'evento. Presenti anche la scrittrice Maria Luisa Semeraro Hermann, la dirigente del "Da Vinci" Stella Carparelli, l'editore Vito Lacirignola e Antonietta Rubino, giovane fasanese che ha curato il volume di Narracci. Durante la serata due studentesse liceali, Francesca Vinci e Renata Greco, hanno letto alcuni passi del libro. "Ignazio Ciaia: un giovane attuale, un giovane come gli altri ma diverso dagli altri - ha sottolineato la professoressa Cecere -, un giovane che il 29 ottobre 1799 lascia sulla forca, a 33 anni, i suoi sogni di ragazzo; un giovane borghese di buona famiglia che “ se solo avesse voluto, avrebbe potuto spassarsela come sono soliti fare certi figli di papà quando la mancanza di una sensibilità altruistica e di una progettualità sociale li condanna a rincorrere solo piaceri personali e a consumarsi nella noia e nell'apatia, oppure avrebbe fatto carriera, avrebbe messo su casa e si sarebbe goduto il tepore del focolare domestico, se non fosse che ben altre passioni infervoravano il suo animo, ben altre lotte avrebbe preferito alla quiete familiare: prime fra tutte la passione civica e la lotta per la libertà umana” (cfr. Introduzione di Michele Bracco).
La docente di Lettere al liceo fasanese ha anche fatto emergere due parole simbolo del libro: passione e libertà. "La passione - ha continuato Teresa Cecere -, per Ignazio Ciaia, è impegno sociale, amore per la patria, desiderio di riscatto, iperattività mentale. E' caparbietà, desiderio di ricorrere i sogni, credere fermamente nelle proprie idee fino a pagarne il prezzo. Ma è anche pathos, sofferenza, empatia e solidarietà, come i Greci sapevano bene. E, poi, Libertà: non la “libertà da…” o la “libertà “ di…” ma “libertà per” , strumento di una libertà più grande, quella vera che coltiva aspirazioni e sogni costruttivi per l'anima, non distruttivi. E poi, insieme alla passione e alla libertà, c'è la rivoluzione, una rivoluzione di idee per le quali si è pronti a dare la vita. Ed è così che Ignazio Ciaia diventa presidente di quella Repubblica napoletana sorta il 21 gennaio 1799, con il primo obiettivo di impedire alle truppe francesi del generale Championnet di depredare le chiese e i musei, e cancellare i segni della storia monarchica, fermamente convinto che le divergenze ideologiche non dovessero implicare la cancellazione dei simboli, in quanto portatori di valore artistico e storico. Promuove progetti di riforma amministrativa, occupandosi, in particolare, di giustizia e istruzione pubblica. Un altro aspetto mi piace far emergere del nostro Ciaia, che a più riprese viene sottolineato dallo scrittore: l'umiltà. Ignazio si pone sempre nell'atteggiamento di chi considera la cultura come un percorso permanente di crescita, fatto di autenticità, libertà, fiducia reciproca tra chi educa e chi è educato.
Infine un pensiero anche all'autore. "La scrittura è agile - ha concluso la professoressa -, giovane, con pennellate di colore senza togliere il gusto della narrazione: Giovanni Narracci cala sugli eventi, li guarda come dall'alto, ma non con un tono secco e distaccato, ma con l'occhio di un cittadino che ama la sua Fasano e che non può fare ameno di apprezzare e far apprezzare al lettore il giovane Ignazio. Dice giustamente Michele Bracco nella introduzione al libro:” E' scritto con uno stile che nulla a che vedere con certa lapidaria commemorativa delle iscrizioni sui documenti e sulle facciate dei palazzi".
di Redazione
30/10/2013 alle 07:53:30
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