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    Ieri

    Tutti pazzi per le lame

    Da Osservatorio n. 10 – 2002
    RedazioneDa RedazioneGennaio 2, 2016Aggiornato il:Agosto 7, 20254 minuti di lettura
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    Tutti pazzi per le lame - Osservatorio Fasano
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    Si dice: “evento bagnato, evento fortunato”. E di piovere, pioveva, e a dirotto, la sera del 28 settembre. Una pioggia tale da mettere a rischio mises e maquillages del “bel mondo” della cultura e della politica, accorso corposo alla Masseria S. Domenico. L’omonima fondazione, recentemente assemblata dalla signora Marisa Lisi Melpignano, aveva infatti organizzato una “Serata della civiltà rupestre”, con cui presentare a un pubblico d’invitati à la page il programma per il recupero e la fruizione del parco rupestre comprendente gli insediamenti di Lama d’Antico, San Giovanni e San Lorenzo. Si tratta un’area di circa cinque ettari, acquisita da poco tempo al patrimonio comunale. Un’area in cui si addensano mirabilmente storia e natura. Un’area dunque unica, per la bellezza e la memoria che serba (sebbene le sia cresciuta nel mezzo una montagna enorme di veicoli da rottamare, un’autodemolizione in disuso, che non è propriamente bella a vedersi). Cosicché un progetto ad hoc del Comune di Fasano, per un importo di due miliardi di vecchie lire, in gran parte finanziato coi fondi europei “Por” e convalidato dalla Regione Puglia, si propone adesso di valorizzare e promuovere questo preziosissimo scrigno storico-ambientale, tramite una serie di interventi volti a realizzare una riqualificazione della zona. A curarne la redazione è stato chiamato l’architetto Gianluca Andreassi (figlio del Soprintendente per i beni archeologici della Puglia, il ben noto Giuseppe Andreassi), che ha agito per conto della Città di Fasano assieme alla collega fasanese Elia Putignano e a Vito Assunto Laricchiuta.

    Un polpettone cronologico. Proprio l’Andreassi junior è stato dunque chiamato dalla Fondazione San Domenico a esporre le linee generali dell’operazione. Dalle scarne parole del progettista, si è appreso che il progetto in questione (appaltato alla Co.Se.Di di Napoli per le opere murarie e alla Cem di Monteroni per le opere metalliche) prevede dei percorsi pedonali e ciclabili, la localizzazione di una tabellazione delle emergenze storico-naturalistiche, l’organizzazione di un centro-visita (con punto informazioni, toilettes e punto ristoro), e la predisposizione architettonica d’uno spazio della lama per spettacoli e incontri all’aperto. Il piano contempla pure il restauro degli affreschi contenuti all’interno delle chiese rupestri. Inoltre, benché non se ne sia parlato durante la manifestazione, nello stesso progetto è altresì previsto uno scavo archeologico, predisposto dall’archeologo fasanese Vito Bianchi, che darà l’opportunità di distinguere meglio le diverse fasi insediative del vivere in grotta. La “civiltà rupestre”, in effetti, al momento, si presenta come una sorta di polpettone cronologico, che accomuna in un’unica dicitura un periodo che va almeno dall’età romana (se non prima) fino ad oltre il Medioevo.

    Boniver in prima fila. Per un ragguaglio sugli studi riguardanti il fenomeno rupestre, la Fondazione San Domenico ha poi preannunciato un convegno che si terrà nella prossima primavera. L’ente ha anche bandito un premio giornalistico a tema, per articoli pubblicati su giornali o riviste a diffusione nazionale: il presidente della giuria sarà Sergio Zavoli. A divulgare tutte queste iniziative partorite in casa Melpignano è stato il presidente della Fondazione, Peppino Giacovazzo da Locorotondo, gran cerimoniere della serata, che discorrendo di gravine e medievalità ha anche amabilmente duettato al tavolo dei relatori col prof. Cosimo Damiano Fonseca, presidente del comitato tecnico-scientifico della Fondazione S. Domenico. C’era il sindaco di Fasano, Vito Ammirabile. C’era il presidente della Provincia, Nicola Frugis. C’era il governatore regionale, Raffaele Fitto. E c’era pure, in prima fila, una sfavillante Margherita Boniver, apparsa (con pantaloni rosso-pitonati, molto ben portati) in uno stato di conservazione certamente migliore rispetto alle lame del Fasanese. La sottosegretaria agli esteri pare fosse di passaggio per Kabul, e pare abbia apprezzato il repertorio di musiche napoletaneggianti, smandolinate dall’orchestra a plettro del conservatorio “Piccinni” di Bari, e cantate dal tenore Leonardo Gramigna insieme al mezzosoprano Tiziana Portoghesi.

    Ad ogni buon conto, se lo scopo della manifestazione era di far conoscere il Progetto Por e la Fondazione San Domenico, e magari di connetterne gli intenti, beh, allora la pioggia scrosciante dovrebbe esser stata beneaugurante…

     

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