INCONTRO COMMOVENTE
Gli orrori dell'Olocausto raccontati agli studenti fasanesi da Sami Modiano
Lacrime, ricordi, emozioni ed insegnamenti nell'incontro organizzato dalla scuola media 'Bianco-Pascoli' al Teatro sociale di Fasano
FASANO - Un minuto di silenzio per gli undici milioni di vittime dell'Olocausto. Così si è concluso, questa mattina (mercoledì 22 aprile) al Teatro Sociale, l'incontro degli alunni delle terze classi della scuola media "Bianco-Pascoli" di Fasano con Sami Modiano, sopravvissuto ad Auschwitz-Birkenau. L'iniziativa rientrava nel progetto "Il dovere di aver memoria" messo in atto dalla scuola diretta da Marilena Abbatepaolo. Proprio la dirigente ha voluto sottolineare come fosse importante, per i ragazzi, ascoltare Modiano affinché sappiano e soprattutto non dimentichino. La stessa dirigente ha raccontato un aneddoto di quando era bambina. A scuola la maestra aveva parlato di Anna Frank e appena uscita ecco la richiesta al padre di poter acquistare il tanto famoso diario. Un libro rimastole nel cuore. Alla presenza dei vertici militari locali (i comandanti delle Compagnie dei Carabinieri e della Guardia di Finanza, i capitani Pierpaolo Pinnelli e Biagio Palmieri) e dell'assessore Renzo De Leonardis, Modiano si è rivolto ai tanti giovani presenti e con una lucidità disarmante, nonostante i suoi oltre 80 anni, ha raccontato la sua storia.
"Ero un bambino normale, che andava a scuola e faceva a gara con la sorella maggiore a chi era più bravo - ha esordito -. Poi una mattina l'insegnante mi chiama alla cattedra. Pensavo volesse interrogarmi e invece mi disse: «Samuel Modiano, sei espulso dalla scuola!». Non capivo e chiedevo il perché. Lo stesso insegnante mi disse che non avevo nessuna colpa e che a casa mi avrebbe spiegato tutto mio padre. Andai via da scuola singhiozzando. Quella mattina, a Rodi, mi ero svegliato come un bambino. La sera mi addormentai come un ebreo». E' una storia che zittisce immediatamente quella di Modiano. Da subito. dalle prime battute. Parla della morte della madre e ringrazia il Signore che questa sia giunta a Rodi in modo che le sia stata risparmiata l'odissea che, invece, avrebbero vissuto il piccolo Sami, il padre Giacobbe e la sorellina Lucia. Con dovizia di particolari racconta il primo viaggio da Rodi al Pireo, stipati in una nave con poca acqua e un bidone per i bisogni fisiologici. E poi in treno dal Pireo verso i campi di sterminio, sotto un sole cocente, con l'aria irrespirabile. L'arrivo a Bikenau e la divisione tra uomini e donne con il padre che viene picchiato selvaggiamente perché non vuol staccarsi dalla figlia. E poi i lavori forzati e i tanti uomini che finiscono nelle camere a gas. Gli incontri quotidiani con la sorella oltre la cortina di ferro attraversata dall'alta tensione fino a quando non la vedrà più e capirà che anche lei è stata ammazzata.
La morte della sorella spingerà anche il padre a cedere non prima però di aver esortato Sami a tener duro. «Sami, tu sei forte. Devi farcela. Ce la farai!» gli dice e dal giorno dopo il piccolo Sami sarà solo al mondo. Un ragazzino costretto a diventare uomo in un mondo crudele. Poi l'imminente arrivo dei russi spinge i tedeschi a trasferire i deportati da Bichenau ad Auschwitz. Ed è mentre si tentatava di andar via da questo campo che Sami, ormai ridotto ad uno scheletro e debilitato da alcuni prelievi di sangue a cui era stato sottoposto, cede, barcolla, cade. "Misi la testa tra le mani aspettando il colpo di grazia - dice Modiano - ma ecco che, come due angeli custodi, altri due deportati come me, persone che non avevo mai visto, mi sollevarono e mi lasciarono accanto ad un cumulo di cadaveri. Da lì riuscii, per proteggermi dal freddo, a recarmi in una barracca vicina e non so quanto tempo dopo mi risvegliai con una dottoressa russa che mi massaggiava il volto". Sorseggia acqua Sami Modiano durante il suo racconto mentre le lacrime scendono sul suo volto. Non è il solo a commuoversi. Molti presenti questa mattina al Sociale si sono ritrovati con gli occhi lucidi pensando a quell'orrore.
E' una storia che trafigge il cuore e lacera l'anima. Modiano, così come i pochi sopravvissuti all'Olocausto, l'ha tenuta dentro di se per quasi tutta la vita ma poi, dieci anni fa, ha deciso di raccontarla ai più giovani. "Sono qui affinché i vostri occhi - conclude Modiano - non vedano mai l'orrore che hanno visto i miei. Vi considero tutti miei nipotini e a voi lascio, come eredità, la mia vita affinché ne traiate insegnamento". Per non dimenticare, appunto.
di Redazione
22/04/2015 alle 14:43:37
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