LITE GIUDIZIARIA
Guai in famiglia per la Tradeco: il patron Carlo Columella in tribunale contro il figlio Domenico
Motivo del contendere? Dieci milioni di euro che Domenico Columella avrebbe cercato di sottrarre ai conti di famiglia
FASANO - La Tradeco fa discutere a Fasano ma, a quanto pare, non se la passa bene neppure in famiglia. Infatti è sorta una vera e propria guerra in casa Columella, proprietaria dell'azienda altamurana che si occupa di rifiuti. Da una semplice denuncia si è passati a un'inchiesta che vede ora contro padre contro figlio. I fatti risalirebbero a qualche mese fa. Un esposto di Carlo Columella, patrone della Tradeco, aveva denunciato lo smarrimento di tre assegni per un valore complessivo di dieci milioni di euro. Ma il tutto è finito nelle aule di tribunale in quanto è stato accusato di essersi appropriato del denaro uno dei quattro figli di Carlo, Domenico Columella, impiegato all'Asl di Taranto. Incredibile ma vero a denunciarlo sono stati i suoi stessi genitori.
Domenico Columella ha assunto come avvocato difensore Antonio Ingroia che è giunto a Bari per incontrare il giudice Roberto Olivero del Castillo e chiedere un rinvio del processo. Domenico Columella risponderebbe prima di tutto di tentata estorsione. Secondo la procura, "pretendeva, senza alcuna ragione, dal padre e dalla madre di essere riconosciuto creditore della somma di 10milioni e mezzo di euro, minacciandoli di porre all'incasso i tre assegni". Ad accorgersi della mancanza dei titoli era stata Irene Petronella, moglie di Carlo Columella e madre di Domenico. Per questo aveva presentato una denuncia di smarrimento. Siamo al 14 febbraio del 2008. Domenico Columella aveva provato ad incassare gli assegni ma la banca, ricevuta notizia dell'esposto, non aveva eseguito il pagamento. Ora, oltre che di tentata estorsione, dovrà rispondere anche di ricettazione. I genitori (il padre rappresentato da Andrea Di Comite, la madre da Raffaele Padrone) si sono costituiti parte civile. Domenico Columella si professa innocente ed è stato lo stesso Ingroia ad offrire la versione del suo assistito: "Quella somma era quanto spettava al mio assistito per la vendita di una società. Equivaleva cioè alle sue quote. E poi la madre ha presentato la denuncia soltanto dopo aver saputo che il figlio legittimamente reclamava il corrispettivo delle quote".
di Redazione
12/02/2014 alle 10:56:42
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