TEATRO E RIFLESSIONE
Momenti di ordinaria follia al Festival amatoriale 'Di scena a Fasano'
Al Teatro Sociale è stata rappresentata la suggestiva pièce 'Alla fine arriva sempre l'estate', terzo titolo in gara nella rassegna

FASANO – Quando il pubblico, entrando in sala, ha trovato strani personaggi che si aggiravano nella platea farneticando, cantando, importunando qualche spettatore e poi fuggendo ai rimproveri di una donna in camice bianco (visibilmente un'infermiera), non ha ben capito che, varcando la tenda rossa d'ingresso, era stato già immerso nella scena, diventandone parte integrante. E ha continuato, invece, a chiacchierare. La realtà è proprio questa: gente che, dinanzi a una situazione anomala, accorgendosi di atteggiamenti bizzarri, guarda da un'altra parte e continua a fare altro. L'incredibile capacità della compagnia è stata, invece, quella di mostrare in che modo teatro e vita possano corrispondere, inducendo a credere, fino all'ultimo, di essere stati spettatori “in visita” di un manicomio, che hanno scrutato per alcuni giorni le storie di nove pazienti, venendone poi all'improvviso tagliati fuori.
La pièce in questione è “Alla fine arriva sempre l'estate”, un atto unico di Arianna Franzan rappresentato dal gruppo teatrale “La Giostra” di Arcugnano (Vicenza) con la regia di Luisa Vigolo come terzo titolo in gara nel Festival nazionale di teatro amatoriale “Di scena a Fasano”, la pregevole rassegna giunta alla sua ottava edizione grazie all'organizzazione del Gruppo di Attività Teatrali “Peppino Mancini” e alla direzione artistica di Mimmo Capozzi. L'appuntamento si è svolto ieri pomeriggio (domenica 30 ottobre) al Teatro Sociale di Fasano.
In una casa di cura in cui le giornate si ripetono sempre uguali e le proprie psicosi si combattono con tanti medicinali e un lungo sonno, arriva Libero, un autorevole avvocato apparentemente “normale”, pescato per di più tra il pubblico, che dice di essere soltanto stressato per il troppo lavoro. Ma dove finisce la “normalità” e inizia la follia? A quello che ha tutta l'aria di essere un Trattamento Sanitario Obbligatorio, Libero resiste per un po', si ribella al dottore di turno, sputa lo psicofarmaco che l'infermiera gli ficca in bocca, accusa gli altri pazienti di essere pecore prone al volere dei medici, ma poi, piano piano, cede alla sua nuova condizione, si lascia andare, fa morire l'energia che lo teneva in piedi. Abbandonato dalla moglie e costretto a restare in manicomio anche durante l'estate, comprende bene che laddove comincia la pazzia finisce anche l'affetto.
di Antonella Argento
31/10/2016 alle 01:21:57
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