CULTURA & SPETTACOLO
Progetto Egnazia: la ventesima campagna di indagini archeologiche
Per rispettare le norme previste non si è svolta la campagna di scavo 'classica' bensì un’attività di ricognizione topografica
Fasano - Sebbene la situazione di emergenza sanitaria, con l'applicazione di tutte le prescrizioni indicate dal DPCM in vigore, dal 7 settembre al 2 ottobre si è svolta la ventesima campagna di indagine archeologica del ‘Progetto Egnazia: dallo scavo alla valorizzazione', organizzata dal Dipartimento di Studi umanistici dell'Università di Bari, in collaborazione con la Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per le Province di Brindisi, Lecce e Taranto e con il Museo e parco archeologico di Egnazia. L'ultimo giorno di cantiere abbiamo incontrato Gianluca Mastrocinque, professore di Archeologia classica nell' Università di Bari e responsabile del Progetto.
L'emergenza sanitaria non ha interrotto la campagna di scavo ad Egnazia, come avete indagato il sito?
«In questo 2020 ricorre il ventennale del ‘Progetto Egnazia', che è stato avviato nel 2001 da Raffaella Cassano. Non potevamo fermarci e nel rispetto completo delle prescrizioni anti-Covid, abbiamo approfittato per valorizzare aspetti della ricerca che in altri momenti non è possibile praticare. Primo fra tutti la ricognizione archeologica nell' agro di Fasano, essenziale per comprendere la storia della campagna nell' antichità e le sue continue trasformazioni. La ricognizione si effettua con squadre di cinque o sei operatori che perlustrano i campi procedendo all'unisono, a 5 metri uno dall' altro, una distanza in partenza già adeguata alle norme di sicurezza in vigore. A questo proposito voglio ringraziare i fasanesi, perché ci hanno accolto con simpatia e interesse. Si sono incuriositi, dopo il normale straniamento iniziale hanno compreso che evitando le piantagioni non arrecavamo alcun danno ai campi e qualcuno si è anche messo a ‘camminare' insieme a noi.
Gli studenti universitari, 50 divisi in 2 turni, seguiti in tutto dall'équipe degli archeologi dell'Università, non hanno svolto solo la ricognizione, ma sono stati impegnati in un presidio stabile di laboratorio, nel Parco archeologico per lo studio dei materiali provenienti dai nostri scavi e nel rilievo sul campo.
Come ogni anno, tutto questo è stato possibile grazie anche al sostegno economico del Comune di Fasano, che è riuscito a provvedere al vitto per gli studenti nonostante la grande difficoltà in cui la pandemia ha messo gli Enti pubblici. Mi sembra l' ennesimo segnale del fatto che l'archeologia è intesa come asse strategico per lo sviluppo di Fasano, in molti sensi e anche per la pianificazione del territorio, a cui può giovare conoscere in anticipo se ci sono presenze antiche e dove si trovano, peraltro proprio nel momento in cui sta partendo una nuova fase di redazione del Piano Urbanistico Generale. Di questo voglio ringraziare ancora la Città, a partire dal Sindaco Francesco Zaccaria e dall' assessore Cinzia Caroli che seguono questo programma con interesse».
Quali sono le peculiarità di approfondire la ricerca archeologica attraverso la ricognizione?
«La ricognizione richiede un approccio diverso dallo scavo. Con lo scavo man mano che si scende in profondità si in- contrano tracce sempre più antiche che noi archeologi rimontiamo in ordine crescente nel tempo, dalle più antiche alle più recenti. Nei campi si trovano tutti insieme frammenti di ceramica, oggetti in metallo dei diversi periodi in cui quel luogo è stato utilizzato nel passato. Il territorio di Fasano è denso di presenze antiche e, in questo modo, si riesce a capire come era utilizzata la campagna (cosa si coltivava e come si allevavano gli animali, se solo per il consumo locale o anche per l'esportazione), quali materie prime erano estratte per l'edilizia o per fabbricare la ceramica e da dove, come si raccoglieva l' acqua, quanto era esteso il bosco per il legname».
Il progetto ha portato alla luce delle novità rispetto alle conoscenze precedenti?
«In queste settimane di attività abbiamo coperto quasi 8 chilometri quadrati di territorio, (che non saranno mai scavati) si aggiungono ai 25 già battuti negli anni scorsi. Le novità sono tante e riguardano diversi periodi, soprattutto dall'Età del Bronzo al Medioevo, ma anche l' età moderna. Quest' anno sono emersi con un'evidenza davvero inaspettata gli insediamenti dell'Età del Bronzo, documentati da frammenti di ceramica e da altri materiali databili soprattutto tra il XVI e il XIII secolo a.C. Evidentemente il villaggio fortificato che gli scavi hanno documentato sull' acropoli di Egnazia non era isolato, ma in una rete di villaggi minori e case isolate.
Per il periodo compreso tra la fine del IV e il III sec. a.C., a poca distanza dall' area archeologica abbiamo ‘ritrovato' una porzione della necropoli occidentale, con le tombe tutte già violate, la stessa che è visitabile subito all'esterno del Museo. Per ovvie ragioni quest'anno non abbiamo potuto avvalerci sul campo dell'apporto degli studenti liceali, ma non vogliamo interrompere la collaborazione con le scuole di Fasano, a partire dal Liceo ‘Da Vinci' e che ha visto gli studenti avvicinarsi alla storia da un' altra prospettiva. Mi auguro che questa collaborazione possa continuare in futuro, anche tornando insieme sullo scavo appena sarà possibile».
di Marica Mastrangelo
12/11/2020 alle 05:28:53
Leggi anche:
Taglio su misura + piega gloss a soli € 20
Eligio Parrucchieri ti invita a conoscere i suoi prodotti.
Stazione di servizio Q8 Cacucci
Carburanti e servizi
Efficienza e puntualità nei servizi e prodotti offerti alla clientela