SPIEGAZIONI DOVUTE
I consiglieri d'opposizione: 'Noi dimissionari per evitare a Fasano il baratro'
Gli interventi integrali di Giacomo Rosato, Tonio Zizzi, Giuseppe Colucci, Luana Amati, Donato De Carolis, Vito Bianchi, Antonio Pagnelli, Emma Castellaneta e Vittorio Fanelli
FASANO – Se nella parte di conferenza stampa dei quattro consiglieri di maggioranza dimissionari tenutasi ieri (lunedì 7 settembre) a Palazzo Pezzolla, sono volate parole grosse all'indirizzo dell'ex sindaco Lello Di Bari, in quella in cui sono stati protagonisti i nove consiglieri di minoranza (Giacomo Rosato, Luana Amati, Vittorio Fanelli, Tonio Zizzi, Giuseppe Colucci, Donato De Carolis, Emma Castellaneta, Antonio Pagnelli e Vito Bianchi) i toni sono stati decisamente più pacati. Del resto, come opposizione appunto, l'aver mandato a casa Di Bari è solo l'aver svolto in pieno il loro ruolo di minoranza. La sensazione vissuta, comunque, è che più di qualcuno dei consiglieri seduti al tavolo aspira a velleità sindacali il che potrebbe creare eventuali problemi di unità nel centrosinistra che andrà a nascere. Anche per i consiglieri d'opposizione vi offriamo gli interventi integrali.
Giacomo Rosato: «Noi, nel 2012, non a caso eravamo tutti candidati in alternativa all'Amministrazione uscente proprio perché eravamo convinti che parecchie cose non sarebbero andate bene e che si sarebbe potuto operare diversamente. Avevamo già parecchi anni alle spalle nei quali il presagio di quello che è accaduto c'era già stato. Noi eravamo un'alternativa. Durante la consiliatura avevamo rispettato, tutti noi, il mandato elettorale e in un modo fatto il possibile per evidenziare le lacune che c'erano proponendo necessarie migliorie. Non a caso spesso ci rivolgevamo, io in particolare, a Scianaro e agli amici dei Circoli perché avevamo capito che loro avevano una sensibilità e un approccio diverso verso i problemi della città. Sin dalle prime battute avevamo intessuto con loro questo dialogo che aveva un unico fine: cercare di cambiare il passo su alcuni provvedimenti. Noi eravamo opposizione, loro maggioranza. Ma bisogna dare loro atto che davvero, da sempre, hanno cercato di evidenziare quelle criticità che hanno poi portato a tutto quello che è successo. Tutto ciò che è stato detto sull'igiene urbana, sui tributi, sui finanziamenti è tutto vero. Tutti noi abbiamo fatto e presentato interrogazioni, mozioni e cercato di dare qualche indirizzo utile. E' il compito che come consiglieri comunali ci era dovuto e lo abbiamo fatto. Diamo atto che i consiglieri dimissionari di maggioranza hanno provato in tutti i modi a cambiare le cose ma inutilmente e gli eventi ci hanno portato alla decisione di dimetterci. Avevamo fino all'ultimo di sistemare alcune cose. Parlo degli emendamenti al bilancio. Avevamo lavorato insieme ai quattro consiglieri di maggioranza da giorni per fare in modo che le voci di spesa toccate venissero sistemate. L'idea era quella di andare in consiglio comunale, emendare il bilancio, sistemare quelle cose e poi rassegnare le dimissioni. Purtroppo non ci è stato permesso e fino all'ultimo sono stati fatti danni con le dimissioni avventate del sindaco. Ma non ci arrendiamo perché relazioneremo tutto quanto al Commissario. Ora ci sono ulteriori voci dalle quali poter prendere per sistemare soprattutto sui servizi sociali e onorare gli impegni di alcune associazioni molto attive sul territorio che avevano degli impegni presi in quanto assicurate dalla stessa amministrazione. Noi ci siamo ulteriormente convinti della bontà dell'operazione quando abbiamo visto che anziché tagliare voci di spesa da tempo segnalate è stato scortese e sgradito quello che hanno fatto: tagliare sui servizi sociali e ancora peggio pubblicizzare questo additando ai consiglieri che avevano votato no alle tariffe tali colpe. Questo poteva andare bene se non ci fosse stato nient'altro da rastrellare in bilancio. Ebbene, vi invito a riflettere. Senza l'aumento di tasse c'è stato un mancato introito di due milioni e il bilancio si è fatto ugualmente. Nessun dissesto finanziario né squilibri di bilancio. Che significa tutto questo? Che in questi anni sono state fatte spese in più. Ora si voleva ulteriormente forzare la mano. Invece è bastato tagliare il superfluo e si può fare ancora di più e con una diversa gestione tante cose non realizzate si potranno fare. Però bisogna avere il coraggio ad incidere su tante voci di spesa. Abbiamo fatto un gran lavoro. Da dieci mesi stavamo lavorando insieme ad alcuni consiglieri d'opposizione per mettere le cose a posto. Ma non per arrivare alle dimissioni badate bene. Se qualcosa fosse stata fatta potevamo riconsiderare alcune cose ma l'Amministrazione è stata sempre sorda».
Vittorio Fanelli: «Ovviamente il Partito Democratico interpreta positivamente questo evento e questo perché è una vittoria dal punto di vista politico dopo le tante battaglie portate aventi in consiglio comunale. Vorrei sottolineare come non sia assolutamente un attacco alla persona perché durante questo periodo di consiliatura è nata anche un'amicizia con il dottor Di Bari e momenti di reciproco rispetto. Però non abbiamo condiviso il modo di far politica di questa Amministrazione. E' stato un modo per prendere le distanze e potrei citare diversi esempi ad iniziare dall'esoso contratto di raccolta e smaltimento rifiuti, dall'allegra convenzione con Tricom e le varie società susseguitesi per la riscossione tributi. Ma potrei anche dire una mancanza di oculatezza nei confronti della progettazione e realizzazione di opere pubbliche con, a volte, paura di perdere finanziamenti. O la mancanza di regole relativa all'erogazione di contributi alle associazioni sparse sul territorio. Si è evinta una mancanza completa di progettazione e di evoluzione economica del territorio. Tutte queste situazioni si sono tradotte in aumento di tasse per i cittadini tanto che anche una parte della stessa maggioranza coraggiosamente ha dovuto rivedere le proprie scelte quasi per una questione di senso civico e morale della popolazione. Non mi sono piaciuti molti commenti sui 13 consiglieri che hanno sottoscritto le dimissioni perché vorrei ricordare come 14 anni fa lo stesso Di Bari ha utilizzato lo stesso strumento facendo cadere l'allora sindaco De Carolis. E' uno strumento lecito, consentito dalla legge, molto valido e che viene utilizzato quando si avverto un tangibile disagio da parte della popolazione. Sul futuro si spera in un progetto col coinvolgimento quanto più possibile dei giovani che porti fondamentalmente distanza da quelle situazioni politiche che troppo spesso condizionano l'operato e rallentano la macchina amministrativa comunale».
Tonio Zizzi: «Stasera è l'occasione per chiarire alcuni aspetti. Dalla nostra elezione ad oggi, sono trascorsi tre anni in cui forse i problemi e le lotte intestine dell'opposizione hanno agevolato il compito della maggioranza. In diverse occasioni. Fino ad arrivare però al punto di trovare una certa coesione e a raggiungere questo risultato sempre con l'apporto dei quattro consiglieri di maggioranza. Sottolineo questo perché senza il loro apporto non staremmo qui a parlare. A parte le battute in fin dei conti è una questione di numeri. L'Amministrazione non poteva andare avanti così. In più occasioni tutti noi dell'opposizione siamo stati tacciati di non essere incisivi e non affrontare i problemi. Da parte mia ho inteso fare opposizione, in questo mio primo mandato, nel senso del bene e della crescita del territorio. Cioè appoggiando le istanze che potevano far del bene alla città, anche se provenienti dalla maggioranza e contestando quello che non ritenevo opportuno e negativo allo sviluppo della stessa. Un esempio. Caso Tradeco. Organizzare il tavolo tecnico è stato un modo per dire sediamoci e parliamo. Vediamo come recedere questo contratto, diffidiamo. Troviamo le strade possibili per evitare dissesto o un'azione legale della società che avrebbe provocato un disastro immane. Questa buona volontà è rimasta nel dimenticatoio. Ci siamo visti poche volte e la parte finale non ha avuto esito. Stessa identica cosa per la Tricom-Serti. E la commissione sanità? Tanto tempo perso senza che avessimo un supporto serio. Quindi nel momento in cui si cerca di dare un apporto e di venire incontro a quelle che sono le istanze e ci si trova di fronte invece ad una gestione a senso unico non solo ci si sfiducia ma si cerca anche di porre rimedio a questo tipo di situazione. Parliamo tanto di sviluppo turistico. Ieri dovevamo approvare un previsionale, il 6 settembre. Un paese turistico senza programmazione turistica, che ha fatto un'estate senza un programma di spesa. Ma di cosa stiamo parlando? Quando si parla dei paesi viciniori ecco che questi ci hanno sorpassato alla velocità del suono. Se siamo qui il grazie deve arrivarci non solo dai cittadini ma anche dall'Amministrazione uscente».
Vito Bianchi: «Meglio tardi che mai. Questa sfiducia che abbiamo decretato nei confronti dell'Amministrazione Di Bari in realtà la si poteva anche realizzare più di un anno fa quando il movimento “in Comune” volle portare avanti questa istanza. Quindi è arrivata, ben venga, ma forse abbiamo perso un anno in cui sono stati perpetrati molti danni alla comunità. Nel corso di questi tre anni che abbiamo attraversato nella scena politica fasanese sin dal primo momento abbiamo chiesto ripetutamente al sindaco Di Bari e alla sua maggioranza: qual è il vostro obiettivo? Quale è la vostra visione di città? Quale è la vostra prospettiva di territorio? Abbiamo sempre avuto risposte generiche. Abbiamo sempre avuto il nulla come risposte. Alla fine oggi stiamo parlando di ciò che è avvenuto e delle cose che non vanno ma il problema per cui questa amministrazione comunale è crollata è che non aveva un progetto definito, un timone con il quale indirizzare la rotta. E di questo mi deve dare atto il sindaco Di Bari. Gliel'ho sempre ripetuto. Non c'era un fine e i pezzi sono impazziti. Questa è la causa principale per cui questa Amministrazione è caduta. Il consigliere comunale, lo dice la stessa parola, deve consigliare, suggerire idee che spesso venivano fuori da approfondimenti. Ebbene mai il sindaco Di Bari ha consentito a me e anche agli altri di fare il consigliere comunale. In queste condizioni si poteva continuare a stare lì? Assolutamente no. Per cui è naturale che questa Amministrazione dovesse implodere grazie anche ai colleghi di “Fasano Coraggio e Libertà” e Scianaro che hanno capito che stavamo entrando in un baratro. La questione Tradeco la stavamo portando avanti fino in fondo. Siamo andati sino alla Procura. La stessa cosa l'abbiamo fatta per le caldaie. Il movimento ‘in Comune' si è sempre battuto e continuerà a farlo per la cittadinanza fasanese. E allora dopo aver trovato i muri essere appellati “piccoli uomini” francamente ci ha molto delusi e sconfortati perché obiettivamente è meglio essere piccoli uomini che non essere grandi uomini e farsi prendere in giro da un finto russo».
Emma Castellaneta: «Vorrei precisare che questa mia scelta non è stata determinata da motivi di mera contrapposizione polemica ma da valutazioni di merito oramai consolidate. Non sono un professionista della politica. Mi sono candidata in una lista civica. Ne condividevo il programma e apprezzavo le persone presenti in quella lista. Pensavo di poter dare un umile contributo in ragione della mia esperienza professionale. Convinta onestamente come sono occorresse e occorra ancor più oggi restituire alla politica il significato più alto del termine. Cioè di strumento finalizzato al bene comune, cioè dell'interesse pubblico. Ora devo dire, senza spirito polemico, che l'Amministrazione comunale raramente si è mossa in quest'ottica. In primo luogo vorrei evidenziare l'assenza di azioni, di iniziative a rendere la città di Fasano un luogo accogliente e vivibile per i cittadini e i turisti. Non si è mai mossa l'Amministrazione per ridare alla nostra città il decoro e la dignità che merita. Soprattutto se consideriamo che Fasano è diventato un polo d'attrazione turistica. E quando parlo di dignità mi riferisco, prima di tutto, da un lato alla scarsa manutenzione e ordinaria dell'abitato (la cura, la pulizia delle strade, il ripristino delle strade, la cura dei giardini e dei parchi), dall'altro alla mancata creazione di servizi idonei a creare condizioni di vivibilità per i turisti i quali poi si rifugiano poi nelle strutture dove sono alloggiati oppure emigrano verso altre realtà dove trovano un'offerta culturale più valida. In sostanza un demerito fondamentale che ascrivo all'Amministrazione è non aver colto che la cultura è un volano fondamentale anche per l'economia del territorio e ciò nonostante vi siano stati importanti e valorosi imprenditori che hanno investito risorse che avrebbero potuto essere valorizzate. Abbiamo ricordato con gratitudine la figura di Sergio Melpignano. Bene, un'Amministrazione intelligente e sensibile avrebbe dovuto creare condizioni per attrarre contributi di operatori e imprenditori privati. Abbiamo svariati esempi nelle città italiane d'arte, di grande rilievo turistico in cui questo avviene perché gli imprenditori capiscono che valorizzare la cultura di un territorio significa automaticamente favorire la crescita e lo sviluppo economico del territorio stesso. In secondo luogo vorrei menzionare altre ragioni che mi hanno indotto alle dimissioni. Cioè la mancata presa di posizione del Comune rispetto a come due fattispecie ormai incancrenite: Tricom e Tradeco. A fronte di inadempimenti seri, gravi e perduranti l'Amministrazione non ha fatto nulla e non è giusto. La mia decisione non è stata dettata da un aprioristico giudizio nei confronti dell'Amministrazione ma unicamente dalla volontà di uscire da una situazione di crisi permanente e di tentare di restituire alla comunità fasanese, in un momento difficile quale quello che stiamo vivendo, una prospettiva politica di governo più attenta ai suoi bisogni e alle sue esigenze».
Antonio Pagnelli: «Voglio dire, come ha detto il consigliere Bianchi, che un anno fa si provava con qualche manovra di cambiare le sorti di questa città. Solo che molte volte bisogna fare i conti con i numeri. Noi in consiglio comunale non li avevamo. Siamo stati scelti dagli elettori nello schieramento opposto da quello che ci amministrava per proporre e consigliare l'Amministrazione. Noi abbiamo sempre onorato il mandato ricevuto e mai dato segnali di collusione con l'Amministrazione. Per tutto ci vuole la forza dei numeri. Dobbiamo ringraziare i quattro consiglieri di maggioranza che hanno aperto gli occhi e con la loro presa di posizione nei confronti della loro stessa Amministrazione ci ha permesso di mandarli a casa. Voglio anche ribadire che non siamo esperti di politica. Siamo giovani. E quando siamo stati eletti molti avevano dubbi sulla nostra effettiva valenza da consiglieri. Oggi vi dico questo: se ci fosse stato qualche mestierante della politica al nostro posto non saremmo qui. Abbiamo dato dimostrazione di non essere attaccati ad alcuna poltrona e senza timori siamo andati a casa».
Giuseppe Colucci: «Volevo approfittare in questa sede per chiarire alcune posizioni che noi abbiamo assunto durante questo mandato. Siamo stati definiti 13 piccoli uomini. Io direi siamo state 13 nobili persone che hanno avuto il coraggio di dimettersi e quindi di andare a casa. Abbiamo dimostrato di non avere sete di potere né di ambire a poltrone assessorili ma preso atto di uno stato di ingovernabilità e di quasi tirannia che non ci ha permesso più di dire la nostra. Ci hanno anche accusato, parlo di me e di Zizzi, di essere le stampelle della maggioranza e di essere ad un passo dall'entrata in essa. Niente di più falso. Siamo qui, abbiamo preso atto di una situazione di disordine e noi, insieme ai consiglieri di maggioranza, abbiamo avuto il coraggio di dire basta a questo stato di non governo e confusione. Vi ricordo che dal 2007 al 2012 sono stato consigliere di maggioranza col sindaco Di bari. Lì mi sono sentito un piccolo uomo. Adesso mi sento una nobile persona insieme a tutti prendendo atto di questo stato di degrado politico. Quindi volevo dire di andare avanti con la politica intesa come bene comune, al servizio degli altri. Abbiamo deciso anche durante i consigli comunali di restare in aula e quindi consentire l'apertura dei lavori: questo perché volevamo dire la nostra e volevamo non arrivare al punto che l'Amministrazione mettesse le mani nelle tasche dei cittadini fasanesi per far quadrare i conti di un bilancio che c'era e non c'era. Se siamo qui è perché vogliamo ripartire ed essere persone in grado di governare seriamente e per il bene di tutta la cittadinanza e di tutti gli elettori».
Donato De Carolis: «Io non sono un bravo ragazzo come chi mi ha preceduto nel parlare. Sarò molto più crudo. Anche perché sono il piccolo uomo che ha dato 10 anni di vita a questa città che ha goduto della mia classe dirigente. Questo momento lo aspetto sin dal primo consiglio comunale. E lo rimprovero ai miei giovani colleghi. In quell'assise fu presentato un bilancio falso con certe che arrivarono durante lo stesso consiglio. Tanto che io andai a sedermi tra il pubblico. Ecco, se si inizia con un bilancio falso e un piano di vendite di beni pubblici dissi subito “dove andiamo?”. Non potevamo mandarli a casa da soli ma poi è arrivata la mano di consiglieri di maggioranza che hanno un numero di casa e che si sono resi conto dei danni a cui andavo incontro. Caro Tonio Scianaro, sentirai tante parole e le sentirai da quei delinquenti che nel 2001 hanno messo in piedi questo gioco. Questa vendita e compravendita inaugurata da loro. Inizialmente, avendo avuto lo stesso trattamento, mi ero anche dispiaciuto per Di Bari ma dopo ho sentito che mi ha chiamato piccolo uomo. Beh il piccolo uomo è cresciuto. Oggi è una posizione nobile, nel 2001 non lo fu. La mia non è una rivalsa. Dobbiamo stare attenti al momento di fare le liste e questo lo dico a chi si appresta a governare la città. La città ha bisogno di tanto lavoro nei prossimi anni per via dei danni comminati da questa Amministrazione. Ci vuole coraggio e unità di intenti. Spero che Di Bari non pensi di ritornare perché io lo aspetto stavolta. Non avrà più il bel gioco dei tempi andati. Volevo avvisarlo perché non è possibile fare altri danni»
Luana Amati: «Sentivamo il dovere di spiegare alla città le ragioni delle nostre dimissioni. Abbiamo avuto tanta pazienza. Le nostre dimissioni sono sofferte e maturate per opportunità e non per opportunismo. Giungono non per venire meno ad una delega che l'elettorato ci ha dato. Ricevere una delega dalla città ci fa sentire responsabili. Qui non si gioca. Ti senti responsabile dei disagi e dei bisogni della tua città. Ma dovevamo farlo. Perché ad un certo punto rischiavamo di apparire complici di un'Amministrazione che continuava a non ascoltarci. Negli ultimi giorni si è assistito ad una trasformazione rocambolesca delle parti con una situazione seria di crisi politico-amministrativa che è stata poi in qualche modo ridotta ad una misera vicenda tra vittime e carnefici. L'unico argomento serio è il malgoverno di questa città ed è solo per questo motivo che noi abbiamo deciso di rimettere la delega. Per quanto ci riguarda questo nulla ha che fare con losche manovre. La circostanza poi che questa sofferenza sia stata denunciata da una parte degli stessi consiglieri di centrodestra ha fatto il resto. Come centrosinistra abbiamo fatto in pieno il nostro dovere. In consiglio abbiamo portato interrogazioni, mozioni e per questo siamo stati criticati dal consigliere Zaccaria. Per troppo tempo siamo stati inascoltati e spettatori di manovre intrise di giochi di potere non definibili lontanissime dalla progettualità condivisa. Abbiamo fatto proposte e che queste venissero votate. Non abbiamo assolutamente abbandonato la barca né tanto meno l'abbiamo sabotata. Piuttosto, dopo aver evidenziato più volte l'errata conduzione dell'imbarcazione, proponendo risoluzioni, abbiamo segnalato la profonda avaria della barca per evitare che la stessa affondasse. Le dichiarazioni rilasciate dal sindaco con le sue dimissioni lo attestano come 14esimo firmatario della mozione di sfiducia».
di Redazione
08/09/2015 alle 06:49:53
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