NATURA E CULTURA 8
Le chiesette rurali
Nell’attraversare le contrade fasanesi, è inevitabile imbattersi per ogni dove in piccoli scrigni contenenti storia e cristianesimo, arte e fede, passato e presente della civiltà contadina intrecciata alla devozione dei “notabili” locali.
Sono le chiesette rurali, che scandiscono con architetture affascinanti e a volte uniche il senso profondo della religiosità vissuta nel territorio. Tali caratteristici e preziosi luoghi di culto sono sparsi tanto nella campagna delle masserie, quanto nelle zone collinari delle residenze di villeggiatura. A volte, la posizione eminente e apparentemente isolata deriva loro da trascorsi storici del tutto particolari e suggestivi, legati spesso alle vicende di ordini monastici o a particolari situazioni religiose e socio-politiche susseguitesi nei secoli. Sempre e comunque, si resta incantati dalla compiutezza architettonica e dalle soluzioni decorative talora originalissime di questi edifici sacri, eretti in prevalenza fra il Seicento e il Novecento. La loro tipologia costruttiva offre di norma la partizione in un unico vano coperto a stella, a crociera o a botte, con piccolo ingresso in facciata. Sovente l'interno presenta la distinzione fra navata e presbiterio appositamente sopraelevato su un gradino, e non mancano esempi di matronei riservati ai proprietari della cappella durante le funzioni liturgiche.
L'itinerario consigliato. A integrazione della visita alle cappellette delle masserie fortificate (vedi apposito capitolo, n.d.r.), un breve giro fra le chiesette rurali del fasanese richiede uno o due giorni, e va intrapreso preferibilmente in automobile o in motocicletta.
La partenza può essere fissata dal versante ai piedi della Murgia, iniziando da Pezze di Greco.
Percorrendo la s.s. 16, e deviando a sinistra per una strada campestre posta a circa un chilometro e mezzo dall'abitato, si giunge alla chiesa di masseria Sciurlicchio, costruita nel 1790. La facciata è lineare, con la cornice leggermente aggettante e un oculo ovoidale sul portale che viene definito da una modanatura sporgente in forme piuttosto classiche. In apparente contrasto con un esterno dai contorni essenziali, l'interno offre un tripudio di elementi e colori di splendida fattura: ammirevole è soprattutto il settore rialzato su due gradini dell'altare baroccheggiante, realizzato in pietra con decorazioni polìcrome imitanti inserti marmorei. La tela che adorna il presbiterio raffigura La Madonna del Carmine tra Anime Purganti e San Martino (?), ed è coeva all'erezione del corpo di fabbrica, dedicato (come s'evince dall'iscrizione frontale) a Martino, vescovo di Tours, da Leonardo Torre.
Sulla via che si spinge a Torre Spaccata è ubicata la chiesa della masseria Sovito (XVIII secolo), in cui è (mal)custodito un altare con bassorilievo in tufo polìcromo raffigurante le Anime purganti.
Fra Pezze e Fasano è la chiesetta di masseria Signorello, datata 1827, dall'elegante facciata chiusa da un profilo semicircolare e impreziosita da un frontone semicircolare spezzato, poggiante sulle lesene che inquadrano l'ingresso.
In contrada Coccaro, raggiungibile nell'incrocio con la provinciale che raccorda Fasano e Savelletri, vale la pena di visitare le chiesette delle masserie Calderisi, Citrone, Cerasina e Laghezza. La prima risale al XVII secolo e possiede una facciata rettangolare, con l'ingresso corniciato e sormontato da un timpano sostenuto da mensole a volute, che introduce a un ambiente interno caratterizzato da una volta a botte unghiata su archi a sesto acuto laterali. La seconda, anch'essa seicentesca e appartenuta ai francescani con probabile funzione sepolcrale, ha un prospetto a lesene terminanti coi pinnacoli, al cui centro si apre la porta con frontone a triangolo spezzato, seguito in alto da una finestra tondeggiante a modanature concentriche degradanti, e da un coronamento semicircolare sovrastato da croce litica, il cui motivo viene ripreso per ornare l'altare posto internamente al centro dello spazio liturgico. La terza è databile al XVIII secolo, e si caratterizza per la voltatura a botte, la suddivisione con gradino in navata e presbiterio, i resti di un matroneo a cui si accede da una scala ricavata nello spessore della parete, l'ara scolpita in ricche decorazioni multicolori, alle cui spalle c'è la nicchia contenente la teca-reliquiario con le ossa di S. Colombiano. La quarta, infine, dedicata alla Madonna del Rosario, rientrava fra le strutture di un insediamento monastico: possiede una elegante fronte settecentesca con corona a semicerchio, un portale incorniciato da una modanatura apicata con piccolo timpano, e l'interno con volta a stella e col dipinto di S. Antonio Abate.
Risalendo verso la collina, di notevole interesse risultano tre edifici cultuali accomunabili per l'identica architettura “a cummerse” (copertura a tetto spiovente e chiancarelle) e per la datazione al XVI-XVII secolo, nel cui torno cronologico doveva evidentemente essersi diffusa una tipologia costruttiva peculiare in loco. Si tratta della chiesa di S. Elia (cui si perviene svoltando a destra dallo spiazzo antistante allo Zoosafari), col suo bel campanile a vela e l'interno impreziosito da un affresco seicentesco della Vergine col Bambino (purtroppo nel 1994 è stato trafugato un grande olio su tela del '700, raffigurante la Madonna del Carmine tra i Santi Elia e Giovanni Battista, opera del pittore materano Nunzio Bonamassa); del tempietto Madonna della Neve (sulla via vecchia per Laureto), al cui interno voltato a botte sono ravvisabili segni di sepolture che recano i simboli dei Cavalieri di Malta e del francescanesimo, insieme ad un affresco della Vergine con Bambino; e della chiesetta dei Santi Medici (posta in un tratturo ortogonale al Canale di Pirro, procedendo in direzione Alberobello, a 600 metri dal bivio per la Selva), dotata di ingresso con timpano spezzato e oculo rotondo, fornita di croce sommitale, e risolta all'interno con una volta a botte e l'ornamentazione di un affresco presbiteriale della Annunciazione (o Assunzione) inquadrato dai Santi Cosimo e Damiano (XVIII secolo).
Passando da Laureto, in contrada Casellone, è visibile la chiesa di San Michele (XVIII-XIX secolo), anch'essa con campanile a vela e porta d'accesso rettangolare su una facciata forata dalla luce di una finestrella mistilinea.
Soprattutto in estate, all'imbocco della lauretana via Calefati, è facile trovare aperta per un'esposizione pittorica la Chiesetta del Monte, meglio conosciuta come “Tempietto dell'Arte”: eretta dalla famiglia Gaito e dedicata alla Madonna del Pozzo, appartiene oggi alla famiglia Schena.
Identica nella concezione architettonica e decorativa, ma ben più imponente per dimensioni è una chiesa ubicata in prosecuzione della medesima strada (attualmente di proprietà della famiglia Diceglie), con le sue proporzioni maestose scandite frontalmente dall'ingresso con il grande oculo superiore e dal timpano corniciato, in cui è murata la formella con l'iscrizione «A.D. 1894», epoca di presumibile costruzione anche del campanile di fianco.
E si arriva infine alla Selva, dove piccoli edifici ecclesiastici sono sparsi in molti punti. Tanto per cominciare, dal centralissimo viale Toledo ci si immette sulla destra in una stradina privata che conduce alla seicentesca chiesetta Ciaia-Bianco, inserita in altri corpi di fabbrica, con il suo tetto a spioventi e il piccolo oculo circolare al di sotto del quale risaltano lo stemma gentilizio della famiglia Pistoya e il grado ecclesiastico del committente, citato nell'iscrizione lapidea («A.D. 1664»). L'interno è voltato a botte, con l'altare affrescato dalla Madonna del Carmelo, Santi Michele e Girolamo e anime purganti (XVII-XVIII secolo). Il Protonotario e Primicerio Pietro Pistoya fece erigere l'ecclesia sub divo nel luogo in cui sorgeva un antico insediamento monastico ispirato all'eremita penitente San Girolamo: e in effetti, le cisterne sottostanti, configurate ad archi, altro non sono se non l'originario spazio cultuale dei gerolomiti, che qui possedevano un monastero per seguire la regola del Dottore della Chiesa, diffusa all'indomani della Riforma.
Ancora a metà di viale Toledo è la chiesa Reale (XIX secolo), essenziale nelle linee e nella sua forma parallelepipeda, e poco prima della Casina Municipale la Don Giagnacolo, con due ingressi: uno sormontato da timpano spezzato, l'altro coronato dal blasone iscritto («A.D. 1747») e affiancato da un incantevole campanile a sezione quadrata, composto da due ordini di archi con coronamento piramidale. La chiesetta è a croce latina, con volta a botte che diventa a crociera nell'intersecarsi col transetto, e un presbiterio sopraelevato e balaustrato da elementi marmorei.
Addentrandosi in viale delle Acacie, si scopre sulla sinistra e a ridosso di una curva a gomito la settecentesca cappella La Centruda, bianchissima e allungata in cielo dal campanile a vela al centro dei pinnacoli: in facciata è il rilievo dell'insegna familiare con il leccio a tutto campo ed un cinghiale; sul muro di fondo dell'interno voltato a botte si sviluppa una Scena di vita francescana affrescata nel XVII secolo.
All'incrocio col viale delle Viti e delle Quercie ecco la “napoletana” chiesa di S. Gennaro, in una curiosa realizzazione risalente al '700: alla fronte è infatti addossato un avancorpo più basso costituito dall'arco largo che incornicia il portale, prima di un oculo e del classico campanile a vela.
Girando in contrada Balice, si intercetta la chiesa Cardiota (secoli XVIII-XIX), inserita in un originale complesso architettonico rurale, con decorazione interna ad elementi vegetali in stucco.
Vicino all'Hotel Miramonti è la chiesa di S. Donato (XIX secolo), con campanile a vela costituito da due pilastri a sezione rettangolare sormontati da un timpano.
Non lontana è la contrada Coppolicchio, prossima all'Hotel La Silvana: fra le abitazioni residenziali di proprietà Patronelli, appare la chiesa Galatola, costruita nel 1710 e dedicata verosimilmente all'Addolorata, con il portale cinto da un frontone semicircolare spezzato con oculo centrale.
In viale dei Pini sorge la chiesetta di S. Michele, raggiungibile da una stradina campestre: ultimata nel 1888, ha un ingresso elevato su tre gradini con cornice aggettante, finestra oculare e campanile a vela. Dell'arredo liturgico fanno parte i dipinti ovali con il Cuore di Gesù e il Cuore di Maria.
In viale Torre Moscia, invece, si trova la chiesa del Fragno (XVIII secolo), dedicata a S. Matteo, già di proprietà di don Ferdinando Reale e adesso fra i possedimenti della famiglia Amati-Colucci: la facciata ha un timpano triangolare al di sotto del quale si apre una finestra lunettata, mentre un secondo accesso sul lato destro consente di entrare nel matroneo. Internamente, l'edificio ha copertura a botte e due nicchioni laterali all'altare litico, scolpito nell'800.
Il tour fra le chiese rurali di Fasano potrebbe davvero essere infinito, tanta è l'abbondanza degli esemplari di architettura ecclesiastica “minima” e intrigante. Altro non aggiungiamo: ciascuno, se lo vorrà, potrà scoprire da sé e stupirsi per la grazia e l'incanto promananti da una chiesetta incontrata per caso, dietro l'angolo di un quasi... paradiso.
di Redazione
23/03/2012 alle 00:00:00
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