FASANO – Luisa Ruggio possiede una grande abilità nell’intrecciare le parole, nel proporre riflessioni e nel raccontare storie. Giornalista e scrittrice, ieri pomeriggio (giovedì 21 gennaio) ha presentato, al Teatro Sociale di Fasano, il suo ultimo romanzo Notturno (Besa Editrice), in un appuntamento che ha costituito, di fatto, un’anteprima della rassegna culturale organizzata dall’associazione “Le Nove Muse” per il 2016: a introdurre l’incontro è stata Amalia Di Leo, presidente del sodalizio, preannunciando un ricco calendario di eventi musicali e letterari che saranno resi noti a giorni.
L’autrice, di origini leccesi, ha dialogato con l’avvocato Giusy Santomanco, socia onoraria delle “Nove Muse”. La piacevole conversazione è stata inframezzata dalle letture di stralci del testo da parte di quattro alunni dell’I.I.S.S. “Leonardo da Vinci”: Donato, Marco, Mariangela ed Elena. La Ruggio, dal vivo o sulla carta, è un fiume in piena. Unisce le trame della sua fantasia ai fatterelli della vita quotidiana, lega i ricordi più preziosi alle pagine dei libri e, per trarre ispirazione, si nutre della bellezza del mondo circostante: la musica, la poesia, il cinema sono parte integrante del suo bagaglio formativo.
Notturno, ad esempio, narra l’amore platonico, lontano, ma vero, tra Jul e Lyda: i due si incontrano nella realtà virtuale, e ad avvicinarli è la figura del compositore Erik Satie; Jul, infatti, traduttore tedesco, si diverte a scrivere su un blog racconti ispirati ai Cinque Notturni che il francese dedicò all’amico Debussy dopo la sua morte. Lyda, pianista mancata, scopre il sito e inizia con quell’uomo così sentimentale un intenso dialogo traboccante di passione: la coppia rimette in discussione tutte quelle certezze che sembravano incrollabili fino ad allora. Un incontro tanto fatale, nella vita della Ruggio, è avvenuto per davvero: anche se, in realtà, protagonisti ne sono stati i genitori, che, in un giorno lontano degli anni Settanta, si videro per la prima volta proprio in piazza Ciaia, a Fasano, e si innamorarono per sempre.
