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    Ieri

    Intervista ad Adalisa Castellaneta

    Da Osservatorio n. 5 – maggio 1987
    RedazioneDa RedazioneGennaio 28, 20154 minuti di lettura
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    Intervista ad Adalisa Castellaneta - Osservatorio Fasano
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    Incontro Adalisa Castellaneta in un bar della Selva, fuori il vento e le nuvole lasciano intendere che la primavera non è ancora arrivata. Adalisa Castellaneta è una giovane chitarrista classica che ha già ottenuto dei risultati di rilievo in campo artistico e professionale. Infatti ha tenuto vari concerti per importanti associazioni musicali, ha inciso un disco con musiche inedite di Giuliani e, infine, ha registrato per la RAI. La dolcezza del sorriso e dello sguardo di Adalisa fanno pensare all’imminente giugno e, invece, fuori comincia a piovere.

    Adalisa, perché la chitarra?

    La chitarra, così com’è oggi, esiste dal 1700 circa. Senza fare la storia dello strumento, credo che sia sufficiente dire che la chitarra non è stata considerata da subito uno strumento “degno” come invece lo furono il pianoforte e il violino, basti pensare che in Italia è da appena due anni che i conservatori rilasciano diplomi in chitarra. Ad ogni modo, per me la chitarra è uno strumento dalle infinite possibilità timbriche, polifoniche e ritmiche, in definitiva io credo che abbia enormi possibilità espressive ed è questo che ricerco nella musica: l’espressione.

    Quando suoni esprimi te stessa o interpreti l’autore del brano?

    Credo che il musicista debba tenere conto dell’autore, non è possibile farne a meno. Evidentemente l’interpretazione è di chi la esegue, pertanto passa necessariamente attraverso la sensibilità, la cultura e la storia personale di chi suona. Inoltre, si è sempre e comunque inseriti in un preciso contesto storico ed artistico che influisce sulla interpretazione. La mia ricerca artistica tende ad una interpretazione della musica che trasmette anche parte di me.

    Quanto interiormente senti di aver ben eseguito un concerto?

    Preferirei non parlare esclusivamente di “interiorità” perché ciò escluderebbe il rapporto con il pubblico che, invece, io ricerco costantemente. Infatti, solo quando sento che viene a crearsi un “feeling” tra me e chi mi ascolta, mi considero pienamente soddisfatta.

    C’è un concerto che ricordi con particolare piacere?

    Si, quello dell’estate scorsa quando ho inaugurato la “Rassegna degli strumenti a Pizzico” all’Arena di Verona. Lì è successo qualcosa che ha coinvolto emotivamente sia me che il pubblico. Tutti partecipavamo alla riuscita del concerto. In seguito ho avuto conferme di questo, sia di critica che di alcuni spettatori che mi hanno fermata per congratularsi.

    Ti ritieni più artista o professionista?

    Più artista.

    E la professionalità?

    Indubbiamente è importante perché serve a superare momenti e situazioni che la richiedono, come per esempio l’incisione su disco o i concerti o i rapporti con gli impresari e le associazioni musicali. Chiaramente tutto ciò non toglie niente all’arte, anzi l’equilibrio tra le due componenti credo che sia la ricerca che ogni musicista compie.

    Programmi futuri …

    Prima di tutto a luglio tornerò a Siena per frequentare i corsi di perfezionamento internazionali dell’Accademia Chigiana. In seguito, nella prossima stagione concertistica, suonerò a Roma per l’associazione “Euromusica” dalla quale sono stata già ospitata; sarò anche a Firenze, a Reggio Emilia, a Bologna, a Torino e, probabilmente, andrò a suonare negli Stati Uniti.

    Quali prospettive intravedi per la musica classica a Fasano?

    Credo che il futuro, anche in questo caso, sia riservato ai giovani che, tra l’altro, possono avvicinarsi allo studio della musica classica in modo abbastanza facile perché nella vicina Monopoli si trova il conservatorio musicale. E poi, mi sembra che in questi ultimi anni nella nostra città non manchino gli stimoli all’ascolto. Del resto, l’interesse che il vostro giornale sta rivolgendo ai problemi della musica è una testimonianza che va in questo senso.

    Fuori la pioggia ha lasciato il posto ad un sole ben deciso a dimostrare che la primavera non è solo un’opinione del calendario. Adalisa si avvia lungo il viale alberato salutandomi con un ultimo sorriso.

    Dove stai andando?

    Vado a studiare. Sto preparando i nuovi concerti. Lo studio quotidiano, l’applicazione allo strumento è qualcosa che faccio sempre con molto entusiasmo e passione.

    F. R.

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