INCONTRO D'APPROFONDIMENTO
Ivan Grozny Compasso: 'Al terrore bisogna rispondere con la vita'
Il reporter freelance è stato ospitato all'Istituto 'da Vinci' insieme a Daniela Luisa Bonalume, autrice del monologo su una storia vera da lui raccontata

FASANO – Una coincidenza, una storia di vita raccontata per caso ad una cena tra amici, e poi la sensibilità e la creatività di una donna che trasformano il tutto in un monologo teatrale sugli orrori della guerra nella prospettiva di un bambino. Nasce così “Il cassetto aperto” di Daniela Luisa Bonalume, testo ispirato all'esperienza vissuta a Kobane, a nord della Siria, dal giornalista freelance Ivan Grozny Compasso, ospitato nella mattinata di ieri (mercoledì 24 maggio) al Liceo Classico “da Vinci” di Fasano. L'incontro è stato aperto dall'avv. Gianmichele Pavone e ha visto la partecipazione del regista della rappresentazione, Dario Lacitignola, e della stessa Bonalume.
Sul palco dell'Auditorium scolastico, il giovane attore Davide Semeraro ha dato voce a uno dei 3mila piccoli ospiti di un campo profughi sorto nella cittadina siriana al confine con la Turchia, assediata dall'Isis. Un bambino sopravvissuto alla guerra, ma al caro prezzo di un trauma indelebile: quello di aver visto con i propri occhi la morte dei suoi genitori. A lui il reporter è riuscito ad avvicinarsi con naturalezza, semplicemente indossando la maglia della propria squadra di calcio. E questo incontro gli è rimasto nel cuore, così come tutte le realtà al limite dell'umanità che ha deciso di seguire da vicino e raccontare da giornalista. Un mestiere non facile, nel quale passione e curiosità bastano a farti raggiungere posti lontani in cui l'unica legge da seguire è quella della violenza. «Quello che sappiamo è solo una porzione di verità. Per questo mi interessano “le storie di confine umano e fisico” – ha confessato il giornalista –».
Dopo la breve messa in scena, Compasso ha ripercorso con i ragazzi alcune delle storie raccolte in zone di guerra, o in zone in cui si consumano violenza e soprusi sociali, come Siria, Iraq, Afghanistan, Brasile, Messico, solo per citarne alcuni. Il suo modo di raccontare, schietto, coinvolgente, realistico, centrato sulle persone e sul loro sentire – supportato da immagini e video –, ha attirato l'attenzione e la curiosità dei ragazzi. Perché dietro i numeri di morti, feriti, immigrati o combattenti, ci sono esistenze, ci sono storie. Come quella dei bambini ripresi dallo stesso Compasso mentre giocano a calcio nel cortile di una città fantasma, e riescono a ridere e ad esultare nonostante i bombardamenti in corso attorno a loro. «Al terrore bisogna rispondere con la vita – ha ribadito il giornalista freelance, autore di reportage pubblicati su quotidiani nazionali e coordinatore del sito www.sporallarovescia.it –». Infine, ha invitato gli studenti a capire il mondo in cui vivono come persone del loro tempo, a mettere tutto in discussione, a non accettare mai la verità precostituita.
di Angelica Sicilia
25/05/2017 alle 01:57:28
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