Colpevole o innocente: il pubblico ha deciso ne 'La Costruzione'

Fasano - «La libertà è sempre scandalo». In questa frase è racchiusa l'essenza della pièce “La Costruzione – il caso de Barbieri”, con regia di Mimmo Capozzi, andata in scena ieri 2 marzo al Teatro Sociale di Fasano, in replica il 3 e 4 con sipario alle ore 21.

Sul palco, la scenografia è minimale, la narrazione si costruisce con le parole e le tesi dei tre personaggi: l'imputato Luigi de Barbieri (Michele Savoia), il consigliere di Cassazione (Sante Schiavone) e la testimone Antonietta Lanza (Annalisa Milanese). Testo unico di Roberto Russo, la compagnia teatrale “Colpo di maschera” ha rotto la terza parete: il pubblico è stato chiamato a esprimersi sul caso de Barbieri, condannato per sodomia nel 1884 a Torino.

Luigi de Barbieri, infatti, ne è sicuro: l'amore è amore, in ogni sua forma. Se da una parte la signora Lanza non capisce l'omosessualità ma al tempo stesso la tollera, dall'altra il consigliere di Cassazione si ostina con tono imperioso a condannare l'atto, come impuro e contro natura.

Nell'avvincente botta e risposta con l'imputato, il giudice alla fine cede e svela il contenuto della scatola, posta al centro del palco: dentro ci sono dei pezzi di legno che, ordinati, compongono una costruzione. Proprio questa costruzione è il nodo da sciogliere: essa è metafora delle restrizioni sociali in cui siamo imbrigliati, in cui non rientra l'amore omosessuale di de Barbieri. Ogni nostra azione è un tassello dell'edificio, che ci limita e si nasconde dietro la legge, la morale e la religione. È la signora Lanza a chiudere lo spettacolo: per lei, tutto ciò che è amore non può essere contro natura; la costruzione invece lo è.